Dal parmigiano ai prodotti bio: sulle tavole dei francesi cresce il made in Italy
Si diceva dei numeri dunque. La Francia – spiega una nota diffusa da Cibus di Parma, la versione italiana di Sial –, rappresenta il secondo mercato per l'agroalimentare italiano (dopo la Germania) dove esporta le produzioni tipiche italiane, i prodotti della dieta mediterranea e prodotti salutari e bio. «Un mercato che vale 3,3 miliardi di euro (nel 2017) e che nel primo semestre del 2018 è cresciuto del 4,7% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente». Numeri che dicono tutto, quindi. E che fanno comprendere bene quanto la realtà economica sia distante da quella di una certa politica. Una realtà che, fra l'altro, va molto al di là dell'agroalimentare visto che, in un incontro organizzato proprio da Cibus a Parigi, è stato fatto notare come la Francia sia il primo Paese al mondo per investimenti dall'Italia e come lo scambio commerciale tra i due Paesi sia ad alto valore strategico; oltre all'agroalimentare i settori commerciali più vivaci nell'interscambio sono il design, l'aeronautica, la cantieristica e la meccanica. Ma è indubbio che sia proprio l'alimentare a significare molto per i francesi. Per capire di più, basti pensare che, stando a quanto dichiarato da Assolatte, per il settore lattiero-caseario la Francia è il Paese europeo dove esportiamo prodotti per mezzo miliardo di euro: il primo nostro cliente. I consumatori francesi, è stato aggiunto proprio a Parigi, sono grandi estimatori dei formaggi italiani. Nonostante i freschi siano i principali prodotti lattiero-caseari esportati, i francesi pare gradiscano molto anche alternare le loro eccellenze con le grandi DOP italiane, con il Grana Padano, il Parmigiano Reggiano, il Gorgonzola, la Mozzarella di bufala campana e le altre grandi DOP.
Certo, le questioni umanitarie sono di assoluta importanza, ma, lo abbiamo già detto, la realtà economica pare essere su un altro pianeta rispetto allo scontro politico.