Si pensa a un adattamento musicale del Te Deum e subito vengono alla mente le opere di autori come Händel, Mozart, Bruckner, Berlioz o quella addirittura paradigmatica del francese Marc-Antoine Charpentier, il più prolifico compositore di musica sacra ai tempi del Re Sole, il cui celeberrimo "Prélude" d'apertura al Te Deum è divenuto la sigla iniziale dei collegamenti televisivi in Eurovisione; pagine maestose nella concezione, sontuose negli effetti ed eroiche nel temperamento, che assecondano ed amplificano il carattere solenne dell'antichissimo inno cristiano (IV sec.), abitualmente intonato durante le cerimonie per celebrare una vittoria ottenuta sul campo di battaglia, in occasione dei festeggiamenti per un compleanno regale o per l'elezione di un nuovo pontefice e ancora oggi tradizionalmente cantato la sera del 31 dicembre, per rendere grazie dell'anno trascorso.
Maggiormente intime e soffuse sono invece le tinte irradiate dal Te Deum di Carl Heinrich Graun (ca. 1703-1759) che, per l'occasione, ha addirittura deciso di bandire dall'organico orchestrale strumenti dalle sonorità marziali come trombe, tromboni e timpani; suddiviso in undici diverse sezioni, il testo latino dell'inno è stato scomposto dal musicista tedesco in un grandioso polittico vivacizzato da una cangiante varietà stilistica e formale, dove arie solistiche, duetti, terzetti e quartetti si intervallano a imponenti passaggi corali e strumentali, senza però mai rubare la scena al sacro testo che sono chiamati ad accompagnare. A capo dei Basler Madrigalisten, dell'ensemble Arpa Festante e di un affiatato quartetto di cantanti solisti (il soprano Monika Mauch, il mezzosoprano Elisabeth von Magnus, il tenore Bernhard Gärtner e l'inossidabile basso Klaus Mertens), del Te Deum di Graun il direttore Fritz Näf ci offre una lettura ispirata, in punta di pennello, volta a svelare le molteplici sfumature poetiche e spirituali racchiuse nella partitura (Sacd pubblicato da Cpo e distribuito da Sound and Music); canto di lode e ringraziamento a Dio, "eterno Padre" e "Signore dell'universo", allo Spirito Santo Paraclito e a Cristo, "re della gloria" e "vincitore della morte", speranza e conforto per il tempo passato, presente e futuro dell'intera umanità.