«Sammartini imbroglione e imbrattacarte»; nessuno è mai riuscito a ricostruire con certezza quale fosse il motivo per cui Franz Joseph Haydn abbia espresso un giudizio così violento e negativo su Giovanni Battista Sammartini (1701-1775). Uno "sfogo" ancor più sorprendente se si pensa a come proprio il compositore milanese abbia esercitato una sicura influenza su un'intera generazione di illustri colleghi, all'interno della quale rientrano figure di primo piano come Gluck, Johann Christian Bach, Boccherini, Mozart e, perché no, lo stesso Haydn. Personalità carismatica, Sammartini si è costruito una solida fama grazie all'originalità e alla ricchezza inventiva della sua opera strumentale - con risultati di eccellenza in ambito sinfonico - ma anche a un valido e variegato repertorio di carattere sacro; caso quasi unico nel panorama artistico del tempo, il musicista non si è mai mosso dalla città in cui era nato, riuscendo però a far viaggiare le sue partiture in ogni angolo dell'Europa.
Così è accaduto per esempio alle "Cantate per la Quaresima", sopravvissute in due sole copie manoscritte, compilate nella seconda metà del XIX secolo da un padre benedettino del convento di Einsiedeln; questi lavori erano stati originariamente composti per le funzioni della "Reale Imperiale Congregazione del Santissimo Entierro di Nostro Signore Gesù Cristo", che si celebravano annualmente nella cripta della chiesa di S. Fedele a Milano nei cinque venerdì di Quaresima. Sammartini ricoprì il ruolo di maestro di cappella della Congregazione dal 1728 al 1773, ma di quella che si presume sia stata una copiosa produzione rimane ben poco; nella sua completezza si è conservato unicamente il ciclo di Cantate del 1751, da cui hanno attinto Daniele Ferrari e il Capriccio Italiano Ensemble per la pubblicazione di due distinti progetti discografici dedicati rispettivamente al Pianto degli Angeli della Pace, da un lato, e al Pianto di Pietro e a Maria Addolorata, dall'altro (cd pubblicati da Naxos e distribuiti da Ducale). Lavori che, pur presentando una certa discontinuità di ispirazione, permettono già di individuare le linee portanti del linguaggio musicale neo-classico; nel gusto plastico di una sensibilità spirituale evocata con garbo ed eleganza.