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Dai Greci al '900, i confini tra salute e malattia mentale nella scrittura

Alfonso Berardinelli sabato 29 maggio 2010
L'editore Donzelli ha pubblicato con il titolo Il turbamento e la scrittura un volume di saggi raccolti da Giulio Ferroni e a cura della Fondazione Mario Tobino: si tratta dei quasi venti testi che vennero letti nel corso del convegno omonimo tenutosi a Lucca nel dicembre del 2008. Fra gli altri c'è anche un mio breve intervento, il più povero e deludente dell'intera raccolta. Non è perciò per autogratificarmi che parlo di questo libro, ma perché contiene un panorama di idee e di analisi particolarmente utile e affascinante. Si parla di umornero, disagio, nevrosi e follia dall'antica Grecia (Guido Paduano sull'Aiace di Sofocle e sull'Eracle di Euripide) fino alla letteratura contemporanea soprattutto italiana (con saggi su Pirandello, lo stesso Tobino, Carmelo Samonà, Ottieri, Bufalino, Consolo, Fabrizia Ramondino). Giulio Ferroni spazia dall'Hercules furens di Seneca all'Orlando furioso passando per Tristano, Lancillotto, i dannati danteschi, l'Elogio della follia di Erasmo da Rotterdam, Torquato Tasso, Giordano Bruno, Cervantes, per arrivare a Svevo, Beckett e Totò. Se si aggiungono i saggi su Hölderlin e Paul Celan, su Nietzsche, su Baudelaire, sulla melanconia e il suicidio e infine sullo scontro fra Tobino e Franco Basaglia a proposito della chiusura dei manicomi, si vede bene che la riflessione sui confini tra salute e malattia mentale è pressoché interminabile.
Un'osservazione marginale. Il Novecento, secolo violentemente anticlassico e antirazionalistico, ha trasformato esperienze estreme in un'estetica dell'oltranza divenuta sempre più convenzionale con il passare dei decenni. È nata così, soprattutto dagli anni Cinquanta in poi, una specie di paradossale normativa della follia simulata ad uso degli artisti: una finzione o recita dell'angoscia visionaria, della deviazione, della trasgressione, dell'eccesso. Essere all'avanguardia voleva dire fingersi (linguisticamente, formalmente) pazzi. Salvo programmare con lucidità e al millimetro carriera e successo.