Rubriche

Antonina di Nicea. Da quelle ferite atroci un raggio di speranza

Matteo Liut giovedì 4 maggio 2017
Che senso ha ricordare le atrocità subite dai cristiani di tutti i tempi? È un modo per dare speranza a quanti oggi soffrono ancora per la loro fede ma anche un invito a curare il Vangelo come un tesoro prezioso per il quale molti hanno dato la vita. Ecco perché oggi la Chiesa continua a celebrare nella liturgia i martiri come sant'Antonina di Nicea. La biografia di questa testimone della fede ci è giunta incompleta e il suo nome appare tre volte nel Martirologio Romano, che attinge a un'antica "Passio" oggi perduta. Secondo la tradizione Antonina era una cristiana di Nicea in Bitinia e durante la persecuzione di Diocleziano fu arrestata dal prefetto Priscilliano. Fu sottoposta a torture orribili: fu battuta con le verghe, sospesa al cavalletto, dilaniata ai fianchi e infine arsa viva (o secondo altre fonti uccisa con la spada o annegata).
Altri santi. Santi Agapio e Secondino, martiri (III sec.); san Floriano di Lorch, martire (IV sec.).
Letture. At 8,26-40; Sal 65; Gv 6,44-51.
Ambrosiano. At 6,8-15; Sal 26; Gv 6,16-21.