Da "nostalgioso" ai tortellini: quando un'omelia si fa prossima
Rumorosa invece l'accoglienza riservata a «nostalgioso» dalle fonti generaliste: le prime schermate di Google allineano a decine i titoli delle agenzie e dei quotidiani italiani che lo richiamano, appena intervallati dalle voci di dizionario e da una canzonetta argentina – Nostalgioso corazón – che, se ascoltata, rimanda al repertorio di Julio Iglesias. Dunque, in un modo o nell'altro si può dire che questa omelia è "arrivata" a tutti, anche se alcuni commenti si fermano al fatto in sé di papa Francesco che, per farsi intendere, ama mischiare le sue due lingue preferite.
Si deve invece al solo Marco Pappalardo sul blog "Vino Nuovo" ( tinyurl.com/zzlxy94 ) se sono passati alla cronaca i «tortellini in brodo fatti in casa» che egli ha sentito richiamare per ben tre volte durante l'omelia di una messa di Natale alla quale ha partecipato "in trasferta". Egli descrive con convinzione la forza evocativa di tale immagine, e in tal modo dà ragione di quanto sia opportuno che i ministri si sforzino in ogni modo di pronunciare un'omelia viva: non improvvisandosi monologhisti da cabaret, s'intende; ma certo impegnandosi a trovare ogni volta un varco per sintonizzarsi con la loro assemblea. Come Francesco fa e come raccomanda di fare: perché l'omelia «è la pietra di paragone per valutare la vicinanza e la capacità d'incontro di un pastore con il suo popolo» (Evangelii gaudium).