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Da "nostalgioso" ai tortellini: quando un'omelia si fa prossima

Guido Mocellin domenica 8 gennaio 2017
Alle fonti specializzate nell'informazione religiosa online si può ben dire che l'aggettivo «nostalgioso», pronunciato da papa Francesco nell'omelia per la festa dell'Epifania, non ha fatto né caldo né freddo: certo, tutte hanno virgolettato la citazione, ma senza sentire il bisogno di particolari sottolineature. Ciò non toglie che esse abbiano ampiamente commentato il sentimento della «nostalgia di Dio» che ritorna all'incirca ogni 4 righe del suo testo: il Papa lo indica come ciò che ha messo in cammino i Magi, certo avendo in mente l'evocazione che ne facciamo a ogni Venerdì santo.
Rumorosa invece l'accoglienza riservata a «nostalgioso» dalle fonti generaliste: le prime schermate di Google allineano a decine i titoli delle agenzie e dei quotidiani italiani che lo richiamano, appena intervallati dalle voci di dizionario e da una canzonetta argentina – Nostalgioso corazón – che, se ascoltata, rimanda al repertorio di Julio Iglesias. Dunque, in un modo o nell'altro si può dire che questa omelia è "arrivata" a tutti, anche se alcuni commenti si fermano al fatto in sé di papa Francesco che, per farsi intendere, ama mischiare le sue due lingue preferite.
Si deve invece al solo Marco Pappalardo sul blog "Vino Nuovo" ( tinyurl.com/zzlxy94 ) se sono passati alla cronaca i «tortellini in brodo fatti in casa» che egli ha sentito richiamare per ben tre volte durante l'omelia di una messa di Natale alla quale ha partecipato "in trasferta". Egli descrive con convinzione la forza evocativa di tale immagine, e in tal modo dà ragione di quanto sia opportuno che i ministri si sforzino in ogni modo di pronunciare un'omelia viva: non improvvisandosi monologhisti da cabaret, s'intende; ma certo impegnandosi a trovare ogni volta un varco per sintonizzarsi con la loro assemblea. Come Francesco fa e come raccomanda di fare: perché l'omelia «è la pietra di paragone per valutare la vicinanza e la capacità d'incontro di un pastore con il suo popolo» (Evangelii gaudium).