Da Milano al mondo, le città di Gabriele Basilico
«Negli anni Milano è diventata per me come un porto di mare, un luogo privato dal quale partire per altri mari, per altre città, per poi ritornare e quindi ripartire». Gabriele Basilico e Milano. Gabriele Basilico e il mondo. Le sue città. Che ha raccontato con uno stile unico. Foto di architetture parlanti per riflettere sul tempo e lo spazio. E sulla bellezza. Quella indiscussa e conclamata. Ma soprattutto quella da scoprire nel tessuto «medio», «intermedio» o «mediocre» delle città, nelle fabbriche, nelle periferie che a nessuno interessano, «così orribili che se le guardi bene poi così orribili non sono». «La bellezza – diceva il fotografo scomparso prematuramente nel 2013, a 69 anni – è un concetto astratto che non riguarda l’oggetto in sé, ma il modo di guardare». Così Basilico restituisce bellezza e sacralità a luoghi apparentemente anonimi. Persino alle macerie e al degrado. E disegna un atlante inedito di luoghi e visioni. Da Milano alle città del mondo. Ed ecco “Le mie città”, la mostra in due sedi - Palazzo Reale e Triennale - che, a dieci anni dalla scomparsa, celebra Gabriele Basilico (1944-2013).
L’esposizione - promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e Triennale Milano, insieme a Electa, e realizzata con la collaborazione scientifica dell’Archivio Gabriele Basilico - propone complessivamente circa 500 opere, partendo dall’attraversamento di Milano, in Triennale (fino al 7 gennaio, con la curatela di Giovanna Calvenzi e Matteo Balduzzi) per arrivare all’Italia e al mondo, a Palazzo Reale (fino all’11 febbraio, a cura di Giovanna Calvenzi e Filippo Maggia).
Gabriele Basilico, Milano, 2011 - © Gabriele Basilico - Archivio Gabriele Basilico
In Triennale, il “Grand tour” di Milano si sviluppa attraverso 13 serie fotografiche e centinaia di opere, di cui 180 fotografie a parete e un’ampia selezione di immagini d’archivio in teca (tutto realizzato in collaborazione con il Museo di Fotografia Contemporanea). Per la prima volta viene presentato in modo organico e completo, il lavoro di documentazione che Basilico ha realizzato sulla propria città: dagli esordi, immersi nel clima del reportage sociale, fino agli ultimi e più spettacolari lavori, in una traiettoria che descrive per frammenti la trasformazione di Milano. Passando, solo per citare alcuni lavori, dalla celebre inchiesta sulle fabbriche (“Milano Ritratti di Fabbriche”, 1978-1980), dal progetto sulla città di notte realizzato per l’Aem (1989), dai lavori per la costruzione del quartiere di Porta Nuova (2004-2012) e dal restauro del tetto del Duomo (2012). Sguardi dal basso e dall'alto, la dimensione orizzontale (dal centro alla periferia) e quella verticale (per vedere orizzonti lontani per Milano e la sua comunità, per la città e le persone che la abitano e la rendono viva). «Un formidabile archivio», dice Balduzzi per esplorare la città ridisegnando «una nuova estetica del paesaggio».
Una visione che a Palazzo Reale, nello spazio del Lucernario, si allarga al Paese, con le “Sezioni del paesaggio italiano” (un’indagine realizzata per la VI Biennale di architettura di Venezia del 1996, in collaborazione con Stefano Boeri, 96 stampe 30x40 cm). Lo studio si sviluppa lungo sei sezioni del territorio, da nord a sud dell’Italia, idealmente corrispondenti a circa 50 km ognuna, che uniscono un'area urbana consolidata a una zona suburbana densamente popolata. Una sorta di anticamera alle città del mondo. Nella splendida Sala delle Cariatidi lo sguardo si fa globale, l’antico dialoga con il contemporaneo: 100 fotografie di oltre 40 città, fra cui Shanghai, Rio de Janeiro, San Francisco, Mosca, Londra, Parigi, Istanbul, Tel Aviv, Boston, Liverpool, Roma, Berlino, Lisbona, Valencia, Gerusalemme, Beirut, Amman, Monte Carlo, Hong Kong e altre ancora. «Una foresta di visioni, un dedalo di fotografie che lo spettatore scopre come fosse perduto dentro un film dove ogni fotogramma è simile eppure diverso», scrive Maggia nel catalogo (Electa, euro 50, pag. 416). Visioni per “viaggiatori” che seguono le rotte meno scontate. Di chi si perde nelle città, guardandole con occhi nuovi e da prospettive inedite. Città di mare, senza mare. Metropoli verticali, senza grattacieli. “Le mie città”, le città di Basilico, che diventano nostre. Secondo lo spirito di Italo Calvino e delle “Città invisibili”: «D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda».
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