Da Lecco il calcio italiano si lecca tante delle sue ferite
il fatto che nonostante i tre cambi in panchina, via Foschi, il tecnico della promozione, via il tandem Bonazzoli-Malgrati e ora Aglietti, i risultati non arrivano. All’insofferente Di Nunno, che al suo mister Aglietti ha appena affettuosamente confessato «se te ne vai mi fai un favore»
verrebbe da dire, alla Bergonzoni, che cambiando l’ordine dei fattori il contadino non cambia. E non cambia mai neanche la mentalità tutta italica del complottismo e della sindrome dell’accerchiato che quando le cose vanno male allora grida allo scandalo o presunto tale. In questo caso le ipotetiche combine da parte dei calciatori. Piuttosto, il Milan insegna, che i giochi loschi, i maneggi dei manager che tengono in pugno le società, partono sempre dall’alto. Ogni club è lo specchio di chi lo amministra: buona dirigenza porta anche buoni risultati. E allora forse non è un caso che in questo momento il Lecco sia perdente. Non è perdente invece la scelta del vice che diventa l’allenatore titolare. In campionato sta funzionando al Napoli con Calzona, ex vice di Sarri, che in Champions si è dovuto arrendere a un Barcellona più giovane e intraprendente. E allora ci prova anche Lotito alla Lazio, che accettate le dimissioni di Sarri ha assunto il suo vice, Martusciello. Per fortuna che i vice di Sarri in circolazione dovrebbero essere terminati, altrimenti patron Di Nunno potrebbe chiamarlo al Lecco come quarto allenatore di questa annata in tutti i luoghi e in tutti i laghi. © riproduzione riservata