Si è fatto improvvisamente aperto e largo il passaggio al centro della piazza dove si scontrano il carnevale e la quaresima. Parodie, al tempo dell'autore Peter Bruegel, di due Chiese in lotta: Luteranesimo (il carnevale) e Cattolicesimo (la quaresima). Oggi non sapremmo identificare così chiaramente i due schieramenti, giacché il carnevale abbonda ovunque e la quaresima, se c'è, sembra essere relegata ai luoghi dove imperversa la dittatura e il terrorismo.In realtà, come nel dipinto di Bruegel, anche noi che camminiamo nel bel mezzo del carnevale siamo profondamene segnati dal dramma della quaresima. Lo dice la coppia che si fa strada, appunto, nel centro della piazza. Lui e lei che camminano scortati da una specie di giullare. I due personaggi sono per Bruegel un'altra allegoria delle due Chiese, dove l'uomo con la gobba, simbolo del peso dei peccati, è la Chiesa luterana (la quale tolto il sacramento della penitenza, non aveva modo d'esser perdonata), mentre la donna con la lampada sulle spalle, significa una cattolicità che, dovendo esser luce del mondo, ha dimesso la lanterna, contentandosi di seguire la luce di questo mondo. Usciamo dalla metafora bruegeliana e ci accorgiamo come il significato non cambi e il senso dell'opera conservi tutta la sua drammaticità. Vedo in questa coppia spaesata, la coppia umana, quella tra un uomo e una donna, quella che fonda le sue radici, non tanto in un costume religioso, ma nei principi che regolano la natura dell'uomo da sempre. L'uomo, che si getta alle spalle il peso dei suoi peccati, pare proprio la personificazione del pensiero moderno che del peccato e del senso del peccato se ne fa un baffo. Se lo getta dietro le spalle come un balocco ormai destinato a morire. Poi non importa se, svuotandosi i confessionali (gratuiti), si riempiono gli studi psichiatrici e le sale d'accoglienza degli psicoterapeuti (costosissimi) nel tentativo (vano) di togliere quel malessere, quel senso d'insoddisfazione profonda il cui nome è semplicemente senso di colpa! Non importa, l'essenziale è emanciparsi da un sentire religioso bigotto e assordante, la coscienza.
La donna cammina a lato, totalmente docile alla guida del suo uomo, veste ancora all'antica, anzi gli abiti sono decisamente frusti, sono gli abiti della penitenza. Ma la lampada, segno della sua stessa essenza (la donna è luce in una casa), sta dietro la schiena del tutto inutilizzata. Ravviso in quest'attempata signora, la società occidentale con le sue infinite lamentazioni sulle crisi attuali, che piange miseria, ma non riesce neppure a distinguere il bene dal male, il vero dal falso e gira con la luce della sua sapienza dietro le spalle, perdendo così tempo e denaro. Chi guida e l'uno e l'altra è in realtà il giullare che, nel panorama simbolico di Bruegel, è lo stesso demonio. Solo lui ha la fiaccola e ci auguriamo che almeno riesca a vedere, dato che la maschera gli avvolge il capo! Non ci è consentito, infatti, capire se quest'ultima gli lascia liberi gli occhi. Certo è che il suo abito reca i colori dell'inganno, il rosso e l'azzurro e della follia, il giallo. Non si fatica a scorgere in questo bizzarro folletto le mode eccentriche ed edoniste che ci circondano, tutte orientate al sentimento e alle soddisfazioni di sé, ma che non giungono a una vera lettura critica della realtà perché sono autoreferenziali e sciolte (ab-solute) da ogni vincolo con la verità. Non si fatica a scorgere quei poteri che impediscono all'umanità di vedere la tragedia degli uomini che stanno attorno a loro, come la coppia di Bruegel non si accorge per nulla dei poveri e degli storpi dai quali è circondata.