Geminello Alvi, economista sia esoterico che di buon senso, nonché biografo erudito, è soprattutto un eccentrico naturale, il più eccentrico fra i poco eccentrici scrittori italiani di oggi. Ma invece che un'autobiografia, ha pubblicato ora da Adelphi uno stipatissimo libro, uno scrigno di preziose microbiografie con il titolo Eccentrici (pagine 184, euro 13,00). In tre, quattro paginette ritrae in estrema e compatta sintesi quarantadue eccentrici, da Cary Grant, Geronimo e Carlo Lorenzini (Collodi) a Pellegrino Artusi, Amadeo Bordiga, Antonio Pizzuto, Pancho Villa, Buster Keaton, Greta Garbo. Ho citato i nomi più universalmente noti, coloro in cui la stravaganza è più facilmente intuibile, eppure è molto più vasta di quanto si sospetti.Se soffrite di vertigini, questo è un libro da sorseggiare flemmaticamente perché altrimenti, dopo una decina di pagine, la testa smetterà di ubbidirvi. Ognuno dei quarantadue eccentrici biografati gira vorticosamente intorno al proprio asse, ma un centro di tutti e quarantadue non c'è. L' eccentricità in se stessa e in generale infatti non esiste. Non la si può né definire né concettualmente dimostrare. La si può solo mostrare, esibire, raccontare, descrivere e mandare in scena. Ogni volta, come assistendo a un sensazionale numero da circo, la nostra infantile curiosità sarà soddisfatta e sbaragliata, sopraffatta dall'eccesso, dall'incredibile, dall'irripetibile.Alvi è (ontologicamente parlando) un monista pluralistico: sa (o vuole) che la sola cosa che unisce l'intero mondo è il suo non essere né uno né intero, ma risultare composto da innumerevoli casi e vortici biografici capaci di centripetare e costituire in figura, forma e nome, nell'arco di una vita, mille rutilanti corpuscoli della casualità universale.Dico fra parentesi che questo pluralismo è sommamente letterario, o direi fiabesco. Se la filosofia universalizza e uniforma, la letteratura singolarizza e differenzia. Oggi che l'eccentricità è di moda e apparire eccentrici è una fissazione di massa, questo spettacolo di vere e fatali eccentricità per carattere e per destino, apre gli occhi sulle reali genialità, singolarità e stravaganze, nelle quali paranoia, autismo, megalomania e svenutra sono di casa. Uno degli aggettivi che Alvi tende a usare di più è: “infantile”. L'eccentrico è rimasto, per sua fortuna e disgrazia, inflessibilmente, indomabilmente bambino, in una società di bigi adulti.