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Cosma e Damiano. Curare il corpo significa compiere un progetto

Matteo Liut giovedì 26 settembre 2024
Cosa vuol dire guarire dalle nostre ferite? Cos’è veramente la salute? Per i cristiani il corpo è un tempio, è sacro e prezioso tanto quanto l’anima, è parte della nostra identità, ci permette di essere noi stessi. Ascoltarlo significa, quindi, anche capire chi siamo veramente. Ecco perché curare il fisico significa rispondere a una vocazione e aiutare il compimento di un progetto che è “globale” e riguarda tutte le dimensioni della nostra vita. Questo il messaggio che ci arriva oggi dalle figure dei santi Cosma e Damiano, testimoni dell’antico legame tra Vangelo e medicina, tra evangelizzazione e cura. In realtà mancano dati biografici precisi, anche se il culto e la devozione hanno radici antiche. Pare fossero due gemelli che, dopo gli studi medici in Siria, esercitavano gratuitamente il loro lavoro: per questo essi si guadagnarono il soprannome di anàrgiri (una parola greca che significa “senza argento”, quindi “senza denaro”). Per Cosma e Damiano la pratica medica era anche un modo per annunciare il Risorto e il suo messaggio di speranza. Questa missione, però, li portò al martirio forse nel 303 a Cirro, nei pressi di Antiochia, durante la persecuzione contro i cristiani dell’impero attuata da Diocleziano. Il 26 settembre, forse, corrisponde alla data della dedicazione a Roma della basilica che porta il loro nome e che fu edificata da Felice IV (525-530). Altri santi. Sant’Eusebio di Bologna, vescovo (IV sec.); beato Gaspare Stanggassinger, religioso (1871-1899). Letture. Romano. Qo 1,2-11; Sal 89; Lc 9,7-9. Ambrosiano. Ger 33,17-22; Sal 8; Eb 13,7-17; Mt 7,24-27. Bizantino. 1 Gv 4,12-19; Gv 19,25-27.21,24-25. t.me/santoavvenire © riproduzione riservata