La cura, la guarigione, la salute sono tutte dimensioni da sempre connaturali all’esperienza di fede cristiana, per la quale il corpo non è un semplice “contenitore” dell’anima, ma una parte integrante della nostra identità di essere umani. Ecco perché i santi che hanno esercitato la professione medica possono essere considerati in qualche modo testimoni “doppi”. Da un lato portatori del messaggio di speranza del Vangelo, dall’altro preziosi compagni nei tanti percorsi di guarigione che tutti sperimentiamo nella vita. Come i santi Cosma e Damiano, volti storici proprio di questo connubio tra Vangelo e medicina, tra evangelizzazione e cura. In realtà mancano dati biografici precisi, anche se il culto e la devozione hanno radici antiche. Pare fossero due gemelli che, dopo gli studi medici in Siria, esercitavano gratuitamente il loro lavoro: per questo essi si guadagnarono il soprannome di anàrgiri (una parola greca che significa “senza argento”, quindi “senza denaro”). Per Cosma e Damiano la pratica medica era anche un modo per annunciare il Risorto e il suo messaggio di speranza. Questa missione, però, li portò al martirio forse nel 303 a Cirro, nei pressi di Antiochia, durante la terribile persecuzione contro i cristiani dell’impero attuata da Diocleziano. Il 26 settembre, probabilmente, corrisponde alla data della dedicazione a Roma della basilica che porta il loro nome e che fu edificata da Felice IV (525-530).
Altri santi. Sant’Eusebio di Bologna, vescovo (IV sec.); beato Gaspare Stanggassinger, religioso (1871-1899).
Letture. Romano. Esd 6,7-8.12.14-20; Sal 121; Lc 8,19-21.
Ambrosiano. 2Pt 1,20-2,10a; Sal 36 (37); Lc 18,35-43.
Bizantino. 1Gv 4,12-19; Gv 19,25-27.21,24-25.
t.me/santoavvenire