Cristianesimo ed eros, nella Bibbia oltre il conflitto
Frasi che si possono leggere nel libro Teologia e poesia del corpo (Piemme 1997), un saggio ove colui che ritengo uno dei più grandi teologi del '900, marxista convertito al cristianesimo a 27 anni dal filosofo russo Berdjaev, rielabora le categorie di anima e di corpo volendo ridare dignità a quest'ultimo. Clément infatti rammenta come il cristianesimo sia la religione dell'incarnazione e della resurrezione della carne: «La distinzione biblica tra carne e anima non ha nulla a che vedere con il dualismo ellenico di anima e di corpo, nonostante innumerevoli confusioni storiche abbiano spesso reso il cristianesimo una sorta di platonismo popolare. L'uomo è composto di "polvere di mondo" – oggi forse si parlerebbe di "polvere di stelle" e di elementi biochimici – e di una presenza personale che il rende unità».
Nella Bibbia, l'uomo viene designato sia come "carne animata" che come "anima vivente", dunque «l'uomo non ha un'anima, egli è un'anima vivente; non ha una carne, è carne animata». La più antica tradizione patristica, quella orientale in particolare, testimonia questa reintegrazione spirituale della carne. Nel secolo scorso la questione poi è stata rilanciata con forza dai filosofi religiosi russi ma anche da francesi come Blondel e Péguy, che nella sua opera Eve scrive: «Il soprannaturale infatti è in sé carnale».
L'elogio del corpo e della materia spinge Clément a combattere il conflitto fra cristianesimo ed eros che storicamente ha prevalso, riducendo sic et simpliciter la carnalità a peccato. A suo parere la sessualità chiama in causa la persona e l'unione fra maschile e femminile. Quando Gesù rievoca l'incontro fra l'uomo e la donna che diventano una sola carne, sa che questa unità non designa solo l'unione fisica di due corpi, ma «l'intessitura di due esistenze». La sessualità è fondamentalmente buona, l'essenziale è che l'uomo e la donna ne divengano degni. Certo, Clément non ignora che anche nella sessualità, come in tutte le dimensioni ed espressioni dell'uomo, è possibile il travisamento. Ma per lui «il peccato sta piuttosto nell'incontro cieco, nell'ignoranza dell'altro in quell'atto che la Bibbia invece definisce conoscenza, sta nel volto trasformato in corpo laddove è il corpo che dovrebbe trasformare in sé il volto».
Nel momento in cui lo sfruttamento del corpo, soprattutto quello femminile, è diventato irrefrenabile, sarebbe importante elaborare una teologia della passione amorosa ed è quanto lo studioso ortodosso cerca di fare, nella consapevolezza che anche se il cristiano a volte è chiamato a dire dei no, come nel caso degli uteri in affitto, le proibizioni non hanno altro risultato che quello di rafforzare capricci e atteggiamenti prometeici: «Bisogna amare tutti, nessuno è maledetto. Il contrario del nichilismo non è il divieto, ma la fede».
Quello che Clément ha in mente, è un cristianesimo della libertà che prenda il posto del cristianesimo che nei secoli del moralismo, quelli della cristianità, era fondato sulla paura dell'inferno, sulla rivendicazione del potere e sull'ossessione della sessualità. Egli crede nello sviluppo di un cristianesimo rinnovato, che non separi più il sacramento dell'altare e il sacramento del fratello, una religione dei volti e della bellezza, «un cristianesimo che non cesserà di oscillare, fino alla Parusia, tra le forme più sottili del martirio e i segni più eclatanti di un divino-umanesimo».
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