Crimini senza criminali e Lazzaro con l’acqua
e inventano, controllano, fabbricano barriere che somigliano a frontiere, tradiscono coscientemente le parole perché ne hanno rapito il segreto che solo i poveri possedevano per farle germogliare, definiscono chi e come si deve nascere, morire, invecchiare e soprattutto coloro che saranno degni di abitare il mondo che
loro appartiene perché sono loro, i padroni del mondo. Non hanno nome eppure si trova facilmente il loro indirizzo tra i piani alti delle sedi delle transnazionali e nella classe che attorno a loro si aggrega, banchettano, viaggiano, commerciano, vivono in un modo differente, vestono di porpora e di lino finissimo e non vedono chi si trova accanto alla porta d’ingresso del palazzo ben custodito da telecamere e guardie del corpo, chi invece ha un nome scolpito sulla sabbia che si rinnova ogni giorno. Proprio lui, invece, un nome ce l’ha e si chiama Lazzaro e lui, il sistema mortale che fa finta di non sapere e di non conoscere, eppure stava ogni giorno alla porta, mendicando uno sguardo, un tempo, un presente. Lazzaro, ogni giorno davanti all’ingresso del palazzo dove i cani hanno più fortuna di lui e il sistema che elimina, esclude, uccide, sperpera, condanna, ignora e deporta sempre più lontano dagli occhi e dal cuore chi migra da una scomparsa certa nel nulla globalizzato. Si trovano sempre altrove e da ogni parte si trova la loro traccia e sono apertamente dittatori perché hanno venduto la vita a ciò che vita non dà e cioè il denaro che il mondo adora come dio padre e padrone, si pensano immortali e dimenticano la cenere, la polvere, il vento, la primigenia esperienza di piccolezza nel grembo materno, sono smemorati per necessità e vivono di un presente rubato agli altri e sepolto anzitempo nei cimiteri nascosti delle città Si trovano nei consigli di amministrazione dove basta un messaggio per mettere sul lastrico migliaia di persone e poi vedono Lazzaro da lontano, quando è tardi e allora lo riconoscono, supplicano che l’abisso che si è scavato tra i loro mondi sia di colpo eliminato, lo riconoscono e lo chiamano per il nome che prima non avevano mai pronunciato, Lazzaro gridano perché li ascolti e ristori l’arsura che consuma le ultime parole che non hanno mai pronunciato prima, gridano a colui che non avevano visto accanto alla porta d’ingresso, e Lazzaro il povero mendicante, seduto vicino ad Abramo, si alza e porta agli assetati una brocca d’acqua. Niamey, 19 marzo 2023 © riproduzione riservata