Aumentano i costi di produzione delle aziende agricole mentre diminuiscono, anche sensibilmente, i prezzi all'origine di alcune delle più importanti categorie di prodotto. Se si dovesse fotografare la situazione di mercato dell'agricoltura italiana, due tratti determinanti sarebbero proprio questi: da una parte i costi salgono, dall'altra i prezzi di vendita scendono. Partendo da questa circostanza è possibile fare qualche considerazione.
Prima di tutto i costi di produzione. Secondo l'Ismea (l'Istituto per gli studi sui mercati agricoli), l'indice dei prezzi dei mezzi di produzione, ha registrato un aumento del 3,4% su base tendenziale. In particolare sono stati osservati forti rincari sui capitoli mangimi (+14,3%), prodotti energetici (+3,8%), sementi (+2,7%) e concimi (+2,4%). Stabili i prezzi di antiparassitari e salari. Solo a giugno, i carburanti sono cresciuti del 2,3%.
Intanto i prezzi all'origine degli ortofrutticoli stanno diminuendo ancora. Sempre l'Ismea ha segnalato nella quarta settimana di giugno forti riduzioni sia delle quotazioni della frutta (-4,5%), che degli ortaggi (-10,3%). In particolare, per la frutta risultano in forte calo i prezzi di pesche e nettarine (-29,6% all'origine rispetto alla stessa settimana di un anno fa). E non basta, perché per la frutta fresca, a una flessione dei prezzi all'origine ha corrisposto un aumento del 5,5% di quelli all'ingrosso e del 7,7% al dettaglio. Per gli ortaggi invece non si rilevano controtendenze tra le diverse fasi, con cali, oltre che alla produzione, all'ingrosso (-13,6%) e al consumo (-6,6%). Dati che parlano chiaro e che sono diventati quasi drammatici in alcune fasi dell'ultimo mese quando le diminuzioni settimanali dei prezzi hanno superato anche il 37%.
È così che l'agricoltura si dimostra ancora enormemente legata alle variazioni climatiche ed alle mutevolezze del mercato, mentre non riesce ancora ad avere un controllo sui livelli di costo dei suoi principali mezzi di produzione. Basta pensare ai carburanti, ma anche ai mangimi, ai fitofarmaci, ai concimi. Clima e tipologia del prodotto fanno poi il resto. Occorre chiedersi quali strumenti di monitoraggio del mercato e di modernizzazione dello stesso, è possibile mettere in campo per controbilanciare tendenze come quelle osservate in queste settimane. La risposta è difficile, ma un esempio è possibile. Da tempo esistono mercati telematici anche per l'agroalimentare che hanno fra l'altro l'obiettivo di consentire ai produttori di raggiungere mercati più vasti.
Ma rimane il dato di fondo: nel XXI secolo, uno dei più importanti comparti dell'economia nazionale e del Made in Italy deve fare i conti da una parte con la velocità dei mercati e i cambiamenti della domanda, ma, dall'altra, con le bizzarrie del clima e della natura. E non riesce a controllare né gli uni né le altre.