Il romanzo è arte della parola e della situazione. È la capacità di farci percepire delle verità tramite una storia o tramite le parole di un personaggio. Marilynne Robinson è una dei nomi più acclamati della letteratura contemporanea: ha ottenuto alcuni dei premi letterari più importanti, come il Pulitzer, il National Book Critics Circle e il Pen/Hemingway. Ha argomentato in alcuni suoi saggi molto densi – sono pubblicati da minimum fax, due titoli su tutti: Quando ero piccola leggevo libri e Quel che ci è dato – la sua visione teologica e la sua comprensione della vita a partire dalla fede, da cristiana calvinista.
In un passaggio di Lila (Einaudi) sa fondere ottimamente il suo comunicare a parole e a situazione la pregnanza di un messaggio, in questo caso lo stupore per la fede di John Ames, il reverendo marito di Lila. I due sono a passeggio, parla John a Lila: «Lui disse: “Sai, ci sono cose a cui credo, cose che non riuscirei mai a dimostrare, ma ci credo tutto il giorno, tutti i giorni. Ho l’impressione che senza queste cose il mio cervello cesserebbe di funzionare. E proprio adesso che ho una prova tangibile – le diede un colpetto sulla mano – proprio adesso che cammino per questa strada che conosco da quando sono nato, ogni pietra e ogni ceppo dove sono sempre stati, io stento a crederci. Che sono qui con te». Quel “colpetto” sulla mano, così fisico, dà sostanza a un pensiero che diventa più forte e convincente.
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