«Se siamo stati creati creature uguali, allora anche l'amore, con cui ci leghiamo l'uno all'altro, deve essere uguale» scrive Michela Marzano. I cittadini di uno Stato sono uguali davanti alla Legge, hanno uguali diritti e doveri e tanta strada c'è da fare, affinché tutti possano goderne. Questo è l'impegno che deputati e senatori, ministri e governatori, debbono assolvere per primi, mentre di tutti è compito operarvi per quanto gli è possibile. Ma lottare convintamene per i pari diritti di ogni persona non ha come presupposto obbligato che tutti siamo stati concretamente “creati uguali”. Se fossimo stati creati uguali non avremmo neppure un nome e non sarebbe scritto: maschio e femmina li creò. Sarebbe bastato dire: creò l'essere umano. Se le creature fossero tutte uguali, Dio non le avrebbe disposte “due a due”, ognuna dinanzi all'altro da sé. Se il creato contenesse uguali, la creazione non sarebbe stata fatta “distinguendo” il cielo dalla terra, il mare dall'asciutto, i pesci dagli uccelli. Se fossimo creature uguali non potremmo amarci, se per amore si intende l'esodo da sé stessi, quell'attraversamento di un'infinita e mai azzerabile distanza. E se il corpo può essere anche un simbolo, la nostra anima viaggia come un'unica e misteriosa diversità specialmente nei legami di amore.