Quale pagina cerchiamo subito sul giornale del mattino? Naturalmente quelle che ci portano le notizie della nuova malattia del mondo. Il virus ha preso un tale spazio nelle nostre letture, nell'ascolto della tv, nelle conversazioni telefoniche tra amici da cancellare altri argomenti della nostra vita. Al mercato si parla della della propria famiglia e non tanto delle difficoltà economiche quanto del timore di essere sempre davanti a questo virus che ha la libertà che noi non abbiamo. E suscita meraviglia, quando si è tra amici, ascoltare discorsi e progetti di lavoro da poter iniziare o da riprendere. Questo certo richiede un coraggio superiore a un tempo poiché solo chi avrà la forza di affrontare nuove strade, chi avrà una giovane fantasia, con l'aiuto di possibilità finanziarie personali aprirà vie nuove per quel mondo che difficilmente sarà come prima. Gli aiuti economici che ci devono ancora arrivare dovranno sollecitare una nuova fantasia, una serietà d'impresa superiori a quella perduta. Ci lamentiamo perché i giovani riescono a ridere e cantare senza paura. Mentre noi ci sentiamo perduti. Il lavoro da riprendere o da inventare ci spaventa: il virus così prepotente e forte ci ha fatto perdere parte del nostro coraggio mentre il male che passa, anche veloce, nella nostra vita ci lascia stanchezza per nuove iniziative. È necessario riprendere a lavorare col senso del futuro; il coraggio di nascondere o meglio di salvare dalla morte che chiude gli occhi per non vedere sparire chi si amava. L'animo umano ha superato infinite difficoltà quando era più povero e più solo, ora aiutato dalla scienza, di certo troverà il modo di vincere anche questa aggressività. Immagino che riprendere vecchie strade non sia la cosa migliore. Il mondo sta costruendo il suo futuro con la fantasia e la forza della sua giovinezza se le sarà data la possibilità di avere una strada libera e denaro sufficiente. È vero che le vecchie imprese che fino adesso ci hanno sostenuto avranno ancora il compito di riprendere e migliorare il loro cammino. Ma fra dieci anni forse noi non riconosceremo più questa nostra vecchia strada perché tutto sarà cambiato. Quella che adesso con pena e difficoltà chiamiamo migrazioni di popoli forse perderà ciò che di tragico ha dovuto affrontare e si apriranno nuove vie perché ogni popolo si aiuti verso un bene comune. Certo queste sono speranze. Ma la storia ci racconta come le stragi, le guerre, le grandi sconfitte abbiamo prima distrutto, poi ridato forza e nuova vita per migliorare il cammino dell'umanità. Rileggendo la storia del mondo è come scavare sotto antiche terre la vita che l'umanità aveva già vissuto allo stesso nostro modo. Ora cerchiamo nuove terre dove vivere? Abbiamo paura che le nostra amata "madre " ci abbandoni? Il futuro è nel sogno dei missili che mandiamo attorno a noi a chiedere la ragione del loro essere così lontano. Nelle antiche storie essi erano solo un sogno di bellezza indescrivibile. Sogni in cui restano solo le luci d'argento delle stelle nei cieli dei nostri presepi.