Nella società e nella scuola italiana di oggi, nella politica come nella magistratura, mi pare che pochissimi leggano ancora la Costituzione, la carta fondante della nostra convivenza sociale, dei principi che dovrebbero guidarci tutti, che è stata pensata elaborata stabilita da un gruppo di uomini eccellenti sopravvissuti alla seconda guerra mondiale e alla guerra civile. Recentemente certo è stata ripubblicata in volume da Edb la Lettera alla Costituzione scritta dal presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, volume che contiene anche l'ultima lezione del costituzionalista Valerio Onida. Ma la nostra Carta la si insegna ancora in qualche scuola? La leggono, studiano, meditano - per esempio - gli studenti di legge? Si preoccupano di rinviare qualche processo alla Corte costituzionale (esiste ancora? da quanto non se ne sente parlare!) i nostri magistrati, così innamorati del proprio ruolo di sovrani giustizieri anche a danno - loro che fanno parte della schiera dei privilegiati - dei più oppressi e miserabili abitanti dell'Italia di oggi che osino infrangere (senza conoscerla) una qualsiasi legge delle mille in difesa della proprietà privata? Eppure la nostra Costituzione, costata lacrime e sangue, è ritenuta, nel mondo, dagli studiosi più attenti come una delle più belle, una delle più avanzate, una delle migliori. Le "voci" più profonde e avanzate ne sono forse le prime e in genere quelle che riguardano il lavoro e la convivenza, e le scrissero personaggi illustri, e di esse fu un magnifico commentatore ed elogiatore Piero Calamandrei. Uno degli autori ne fu Aldo Moro, ucciso non a caso da criminali manipolati da servizi segreti italiani e stranieri; un altro Lelio Basso, di cui ho letto e ascoltato spesso i ricordi e le riflessioni. Non è certo un caso se le Br si accanirono su un'area di pensiero che era allora la più avanzata di tutte, quella che qualcuno ha chiamato dossettiana, quella che poteva preludere all'indispensabile incontro tra la classe operaia e il mondo cattolico. Nei programmi delle nostre scuole aveva il suo posto, un tempo, anche l'educazione civica, chiamata a divulgare i principi della Costituzione. Ma oggi? È anche da questo che viene l'ignoranza, spesso imbecille, della nostra classe dirigente, debitamente uscita dalle nostre università. L'anniversario del 25 aprile è ancora lontano, ma ecco una cosa da fare per prepararlo: ripubblicare da qualche parte la nostra carta costituzionale e farla circolare, tutta o in parte, tra i giovani che ne sono tenuti all'oscuro.