Si dice che nove milioni di italiani soffrano d'insonnia e che comunque quasi la metà della popolazione del nostro Paese abbia qualche problema con il sonno. È un bel target per un programma televisivo. Devono averlo pensato anche Maurizio Costanzo e Pino Strabioli che chiacchierando una sera hanno scoperto quanta gente duri fatica ad addormentarsi oppure si svegli e riaddormenti più volte ogni notte. Fatto sta che hanno deciso di inventarsi uno spazio settimanale di un'oretta la domenica in tarda serata su Rai 3 dal titolo, manco a dirlo, Insonnia. In uno studio abitato da pecore, che se anche finte sono sempre utili per essere contate, i due conduttori affrontano il problema della difficoltà di dormire, non solo dal punto di vista scientifico (con l'ausilio del professor Giuseppe Plazzi, presidente dei Medici del sonno), ma anche e soprattutto da quello sociale e culturale con un format essenziale a metà strada tra approfondimento e leggerezza. Per questo ogni volta c'è in collegamento un ospite dello spettacolo, possibilmente insonne illustre come Nancy Brilli o Giuliana De Sio, mentre si racconta di campioni altrettanto insonni come Bruno Conti e Marco Tardelli, che senza dormire hanno vinto un Mondiale di calcio, oppure di personaggi della storia poco avvezzi al sonno, più che altro per non perdere tempo inutilmente (a loro dire): da Socrate a Napoleone fino alla Thatcher. Ma c'è anche chi faceva il furbo facendo credere agli altri di passare notti insonni al lavoro. Al proposito Mussolini faceva lasciare accese le luci del suo studio a Palazzo Venezia. Tra aneddoti, interviste, musica e un frequente ricorso alle preziose Teche Rai, Costanzo e Strabioli si augurano che qualcuno si addormenti: «Così – dicono – abbiamo raggiunto lo scopo». Invece, il programma, di cui sono andate in onda tre delle quattro puntate previste, è abbastanza piacevole tanto da lasciarti sveglio. Pino Strabioli si conferma conduttore raffinato, comunicativo, che in questo caso fa un po' da contraltare, e a volte anche da eco, a un Maurizio Costanzo ripiegato su se stesso, dalla voce flebile, ma sempre lucido e ironico.