«La piattaforma X vuole diventare una casa per il futuro delle notizie e del giornalismo». Quando Linda Yaccarino, responsabile del social di proprietà di Elon Musk, ha pronunciato questa frase al Consumer Electronics Show di Las Vegas, la più importante fiera dedicata all’elettronica di consumo, molti hanno pensato che scherzasse. È noto a tutti, infatti, che Musk non ama né i giornali né i giornalisti. Non a caso, da quando ha comprato Twitter, ha penalizzato sul suo social le testate giornalistiche di tutto il mondo. Eppure Linda Yaccarino non scherzava. «X ha appena assunto John Stoll, ex capo dell’ufficio di Detroit del Wall Street Journal (il più importante quotidiano economico americano – ndr), per guidare una sezione dedicata alle notizie» ha spiegato. Ok, ma com’è possibile che il miliardario che odia i giornali, abbia deciso di puntare sul «futuro del giornalismo»? Perché le due cose sono solo apparentemente in contraddizione. Quando infatti Musk parla di futuro delle notizie e del giornalismo intende un futuro senza giornali. O meglio: dove i giornali conteranno sempre di meno. Come abbiamo imparato da tempo tutti una parte dell’informazione non passa dai giornali e dai media tradizionali, ma viene prodotta sui social da giornalisti freelance e da creator non giornalisti. Quindi la mossa di X è doppia. Da una parte penalizza i giornali, dall’altra si crea il suo spazio di informazione che può controllare in almeno due modi. Il primo, attraverso l’algoritmo che dà più o meno visibilità ai contenuti di chi pubblica sul social, e l’altro aprendo collaborazioni con chiunque faccia informazione “libera” su X, cioè fuori dai canoni. Perché Musk sa bene quanto sia importante fare informazione ma sa altrettanto bene quanto potere dia il poterla controllare. Linda Yaccarino al CES ha anche spiegato come funzionerà la collaborazione. I creatori di X che si saranno iscritti al programma premium a pagamento di X e che avranno un certo numero di follower e di reazioni, potranno guadagnare attraverso quello che viene chiamato il programma di condivisione delle entrate. In pratica X premierà i contenuti giornalistici più popolari, quelli che raccolgono più like e più commenti. Come hanno fatto notare gli inviati del sito specializzato Tech Crunch, «pagare i giornalisti in base ai clic non è un’idea nuova». Persino BuzzFeed, che tra il 2010 e il 2015 è stato il sito di informazione più visitato del mondo, aveva puntato su questa formula, mescolando gossip, quiz e storie a tinte forti per attirare l’attenzione e cavalcare l’onda social di allora. Poi Facebook e le altre piattaforme digitali hanno iniziato a penalizzare l’informazione e BuzzFeed è praticamente crollato. «Il futuro delle notizie non è nei media tradizionali», ha ripetuto nel suo discorso al CES Linda Yaccarino di X. «Ormai, i media tradizionali parlano a un pubblico di nicchia. Noi vogliamo far tornare la curiosità per l’informazione». Come? «La narrazione ormai è nelle mani delle persone, si svolge in modo bidirezionale e con totale libertà di parola, senza alcuna censura». Se solo Musk lasciasse davvero scegliere il pubblico, senza penalizzare volutamente i media tradizionali su X, sarebbe interessante vedere chi alla lunga conquisterà la fiducia dei lettori. Ma non accadrà, perché X vuole diventare una casa dell’informazione ma solo di quella che piace al suo padrone. © riproduzione riservata