Gabriele dell'Addolorata. Così la morte può essere un inno alla vita
Come fa la morte di un giovane a trasformarsi in un inno alla vita? La risposta viene dall’esempio di san Gabriele dell’Addolorata, che fu un testimone della gioia fino alla fine. La sua vicenda è l’espressione di un Vangelo trasformato in radice di autentica speranza, anche davanti alla sofferenza. Si chiamava Francesco Possenti ed era nato ad Assisi nel 1838; rimase orfano di madre all’età di 4 anni e il padre gli insegnò a rivolgersi alle "due mamme" in cielo, la sua e Maria. Questa devozione lo accompagnò per tutta la vita. Il padre era un funzionario dello Stato Pontificio e progettava una vita agiata per il futuro del figlio, ma lui a 18 anni, nel 1856, scelse di diventare religioso tra i Passionisti, entrando nel noviziato di Morrovalle (Macerata). Era stato scosso dalla morte della sorella maggiore e da una visione avuta durante l’ottava dell’Assunta a Spoleto. Iniziò il suo cammino verso la consacrazione tra i Passionisti a Loreto e poi continuò, dal 1859, a Isola del Gran Sasso. Tre anni, dopo, però, il suo cammino terreno fu interrotto dalla tubercolosi.
Altri santi. San Giuliano di Alessandria, martire (III sec.); san Baldomero, monaco (VII sec.).
Letture. Romano. Lv 19,1-2.11-18; Sal 18; Mt 25,31-46.
Ambrosiano. Gen 2,4b-17; Sal 1; Pr 1,1-9; Mt 5,1-12a.
Bizantino. Aliturgico.