Cose dell'altro mondo, la politica precetta l'umanitario
Provare per credere. Un mondo altro con tanto di riduzione se comprato all'ingrosso. La politica ha da tempo precettato l'umanitario. Ciò per continuare l'opera di demolizione e di spoliazione dei piani di distruzione strutturale della Banca Mondiale e il Fondo Monetario che di Internazionale ha solo il nome. Gli accordi sono commerciali e le pesche di beneficenza si creano per mandare i figli a scuola. Nascono le adozioni a distanza con le foto ricordo e gli auguri di capodanno. Nel Paese si organizzano (e) lezioni mirate a scongiurare le malattie perché di ospedale si muore spesso. Formazioni professionali per coloro che vorrebbe imparare il mestiere di vivere e viaggi all'estero per i ricercatori universitari. I figli dei potenti, intanto, frequentano le scuole straniere pensate per imbrogliare il potere. In parte grazie alle Ong che diluiscono l'antagonismo di classe e banalizzano l'abisso delle ingiustizie sociali. Non casualmente le guerre diventano umanitarie e le Ong aiutano gli Stati a ridurre le violenze e a curare le ferite da essi provocate.
Prendiamo ad esempio il controllo dei migranti. Le frontiere esterne dell'Europa, i soldi investiti per falsamente ridurre il numero degli irregolari che attraversano i confini. Si tratta in realtà di un'arma di distrazione di massa, come ben ricorda l'amico Turi Palidda. L'emergenza migrazioni è funzionale al sistema neoliberale che ha bisogno di manodopera "docile" per continuare a funzionare. Ed è a questo punto che l'orda si presenta. C'è un altro mondo molto umanitario che difende i diritti umani dei migranti post- mortem, denuncia chi lo finanzia (l'Europa e affini) e intanto spera che quanto denunciato possa continuare. Contribuisce a controllare le frontiere, a finanziare posti di controllo poliziesco e, come l'Oim (la benemerita Organizzazione internazionale delle migrazioni), poi si fregia di salvare i migranti nel deserto. Questo è il tipico doppio gioco che l'altro mondo umanitario contribuisce, impunemente, a creare. A ognuno il suo, diceva la definizione canonica della giustizia. Quelle organizzazioni hanno scelto la parte migliore, che un giorno sarà loro tolta per darla agli aventi diritto, i poveri, gli unici col diritto di trasformare il mondo.
Venite a vedere per credere. Un giro in città a Niamey, per le feste comandate e quelle da venire. Andate nei luoghi dove più patente appare l'emergenza umanitaria. Pannelli a non finire piazzati nei punti più strategici alla vista degli assistiti e soprattutto dei donatori. C'è un altro mondo umanitario che è riuscito con successo a trasformare il dolore in spettacolo retribuito.
Niamey, novembre 2017