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Cose da Paz sul set di Como Fonseca: siamo uomini non attori

Massimiliano Castellani martedì 22 ottobre 2024
Cose da Paz. L’unico grande mistero dell’8° turno della Serie A è: cosa ci facevano le star del cinema Hugh Grant e Andrew Garfield sulle tribune dello stadio Sinigaglia di Como? Semplice, erano ospiti d’onore e di turno dei fratelli Robert e Michael Hartono. I proprietari del club lariano con i rispettivi patrimoni da oltre 25 miliardi di dollari secondo Forbes sarebbero al 71° e al 76° posto tra i più ricchi del mondo. Ergo, i fratelli Hartono sono i più ricchi patron della Serie A e quindi possono permettersi di invitare tutte le stelle di Hollywood e magari di girare il primo kolossal su Nico Paz. Vent’anni compiuti l’8 settembre, cresciuto in Spagna alla cantera del Real Madrid, ma di passaporto argentino, Nico Paz ha scelto di giocare con la Seleccion e al fianco di Leo Messi al quale nell’ultimo match dell’Argentina (6-0 alla Bolivia) ha servito un assist da campione. Cose da Paz, ora tutti ai piedi del giovane Nico. Ma anche piedi per terra, perché lì sul campo vista Lago negli anni ’80 giocava un altro argentino, Claudio Borghi, classe 1964, mandato in prestito dal Milan e mai più tornato in rossonero, il quale secondo Silvio Berlusconi era «più forte di Maradona». Da Como, Borghi poi se ne andò subito per andare ad illudere una decina di club e per continuare ad illudersi che fosse meglio de “El Diego”. Paz per ora è un gran talento, centrocampista totale, uomo assist e goleador, come ha dimostrato anche contro il Parma (match finito 1-1 rete anche del francese Bonny, altro talento, classe 2003, su sponda crociata, da tenere d’occhio). Il gol dell’hidalgo Nico ha fatto impazzire persino Hugh Grant, che ha esultato come se la sua Inghilterra avesse segnato la rete della vittoria nella finale dei Mondiali. Cose da Paz, confermiamo. Si conferma anche il quartetto di testa che vola a “muso cortissimo”, tanto per citare il grande assente di questo torneo, mister Max Allegri. Tutte e quattro le grandi sorelle si sono imposte con il minimo scarto, 1-0. Il Napoli capolista ancora solitario, a 19 punti, soffre molto ma passa ad Empoli con un rigore trasformato da Kvaratskhelia. Alla Juventus
ancora molto allegriana, pur sotto l’egida del mottismo, vedi l’algido Thiago Motta, sono serviti 85 sudatissimi minuti per piegare una Lazio rimasta in 10 (espulso Romagnoli) e il gol vincente è stata un’autorete disgraziata del laziale Gila su crossaccio di Cabal. Un mezzo autogol del romanista Zalewski spalanca la via della rete a Lautaro Martinez che piazza il colpo da tre punti per l’Inter che non è ancora al top ma galleggia amabilmente al 2° posto, a meno 2 dal Napoli e a più 1 dalla Juve. Il Milan di Fonseca insegue l’Inter con 14 punti. Contro l’Udinese gol vincente del rilanciato Chukwueze e il tecnico portoghese alla vigilia aveva avvertito tutti: «Non sono un attore. Quello che penso lo dico dentro lo spogliatoio davanti ai giocatori. Per me nessun calciatore è più importante della squadra: conta il Milan». Parole di un uomo che non è né Hugh Grant né Garfield, quindi per vedere gli attori si consiglia vivamente lo stadio di Como. © riproduzione riservata