Aprile è un mese pieno di promesse. Rompe con la lunga solitudine cui l'inverno aveva votato il paesaggio. Il mese di aprile smentisce la terra morta, infondendo energia alle radici agonizzanti, nutrendo i tuberi rinsecchiti, rendendoli complici della grande insurrezione che la natura, in piena rifioritura, celebra. L'inverno aveva reso il paesaggio asciutto e monocolore come una canzone atonale. Il gelo aveva imposto dappertutto la stessa, circospetta aria uniforme. È vero: l'inverno non è un pittore meticoloso, non si perde nelle variazioni, non annota le singolarità, non si occupa dei piccoli dettagli, né pare lasciarsi illuminare dall'intenso sfavillio di certe casualità di cui il mondo naturale è prodigo. Lo stile dell'inverno sono le pennellate larghe e continue, volutamente monotone. Per questo, quando viene aprile, che porta lo stupore alla terra, incantandola con onde di colore che i trilli degli uccelli festeggiano sonoramente, avvertiamo che sta iniziando qualcosa di nuovo. Ma non sempre è così. È questa la ragione del famoso avvertimento che ci è fatto dal verso di Thomas S. Eliot quando ricorda che «aprile è il più crudele dei mesi». I bulbi si lasciano ingannare dal sole e fioriscono prima del tempo, ignorando tutte le piogge che ancora stanno per arrivare. Aprile sarà il mese più crudele, se non sarà il luogo in cui i sogni si avverano.