Cosa dice la mia voce (e un robot non può)
Ma questo, appunto, fino a quando non ho fatto pace con la realtà, e non mi sono detto: ok, non parlo più. E ho iniziato a usare davvero - non solo per giocare - il programma di comunicazione regalatomi un anno fa da amici tedeschi assieme al puntatore oculare che uso per scrivere (con gli occhi, appunto). Una cosa che non avevo preso troppo sul serio, un po' perché mi illudevo di non averne davvero bisogno, un po' perché molto onestamente la voce un po' robotica che viene fuori dal pc non è che sia proprio bella, anzi.
So che adesso, a chi ha la Sla come me ma è ancora in grado di parlare, fanno registrare il maggior numero possibile di parole che poi verranno immesse nel programma di comunicazione di quello stesso paziente, così che alla fine il computer "parli" con la voce propria di quella persona, e non col risultato di un sintonizzatore vocale. Quello che però mancherà, sempre, è l'intonazione, quella capacità che abbiamo di significare con un accento, un tono, una pausa in più o meno, la profondità di un sentimento, la sincerità, il desiderio che abbiamo di metterci in relazione con l'altro. Nessun computer potrà mai dire alle mie figlie "ti voglio bene" come lo direi io, come davvero uscirebbero dalla mia bocca quelle parole se solo potessi ancora parlare. E lo stesso per molte altre cose. Invece per dire solamente "ho fame", "ho sete", "ho sonno", la voce di un robot basta e avanza.
(41-Avvenire.it/Rubriche/Slalom)