La produzione di macchine agricole vale 6,8 miliardi di euro ed è cresciuta del 4% in peso e del 6% in valore. Si tratta di una buona notizia non solo per l'industria ma anche per l'agricoltura. Anche se, come le cronache di questi ultimi giorni hanno chiaramente indicato, il caro-petrolio ancora una volta colpisce pure i campi creando più di un problema. In ogni caso, la vitalità del comparto delle macchine per l'agricoltura, dimostra che anche la produzione alimentare italiane - seppur in cerca di una sorta di nuova identità - continua ad essere vitale. Quest'anno, secondo i dati diffusi da Unacoma (l'Unione dei costruttori di macchine agricole) l'industria della meccanizzazione agricola dovrebbe far registrare un +8% di immatricolazioni. Il mercato nazionale, tuttavia, contiene anche alcuni lati oscuri. Succede così che mentre le vendite di trattrici sono aumentate dell'1,4% circa, la parte di produzione nazionale ha subito una flessione dello 0,4%. Le esportazioni, invece, sembrano correre senza particolari problemi in determinati mercati, e avere qualche difficoltà in altri. In ogni caso, nel 2004, l'industria italiana delle macchine agricole ha collocato all'estero 600mila tonnellate di mezzi, equivalenti a oltre 3,5 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti altri 1,8 miliardi per le macchine movimento terra. Insomma, pur in una situazione positiva, anche la meccanizzazione deve fare i conti da una parte con le incertezze e i problemi del proprio settore di sbocco e, dall'altra con una sorta di distorsione del mercato per cui in Italia vengono richieste più macchine estere e all'estero più macchine italiane.
Intanto però, i campi nostrani hanno a che fare - e non è la prima volta - con gli effetti del caro-petrolio. Stando alle indicazioni della Cia, negli ultimi sei mesi l'aumento dei prezzi del petrolio e quindi dei carburanti ha provocato la crescita del 35% del prezzo del gasolio agricolo. Negli ultimi due mesi gli aumenti sono stati del 15%. Una situazione critica, che ha fatto lievitare i costi di produzione e rischia di porre ulteriormente fuori mercato alcune delle più importanti produzioni agricole dello Stivale. Da qui alcune richieste delle associazioni agricole (come contributi sotto forma di crediti di imposta sulla base dei consumi di carburante) ma, soprattutto, la spinta all'uso dei biocarburanti. Ad insistere su questo punto, per esempio, è la Coldiretti che ha spiegato: «Le opportunità energetiche dai campi ci sono». E non solo per l'agricoltura. Stando alle stime dell'organizzazione agricola, infatti, grazie ad un recente accordo di filiera è possibile arrivare a produrre 350mila tonnellate di bioetanolo che, utilizzato in miscela del 5% con il normale carburante, è in grado di garantire l'autonomia per un intero anno ad oltre 4 milioni di auto. Stretti fra nuove opportunità tecnologiche e produzione tradizionale, anche sul fronte delle macchine, quindi, gli agricoltori hanno davanti una sorta di sfida. Che deve essere vinta.