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Coraggio e realtà: “Il corpo dell'amore”

Andrea Fagioli martedì 11 giugno 2019
Il corpo dell'amore (il venerdì in seconda serata su Rai 3) è un programma coraggioso, ancorché difficile. Affronta il rapporto (spesso tabù) tra disabilità e sessualità. Lo fa con quattro piccoli film incentrati su protagonisti disabili con problemi motori o cognitivi che affrontano o vorrebbero affrontare le gioie del sesso. Al momento ne sono andati in onda due a firma di Pietro Balla e Monica Repetto con la voce narrante di Enrica Bonaccorti. Il primo incentrato più sulla mamma, come dice il titolo stesso (Patrizia: l'ombra della madre), che non sul figlio con sindrome di Williams che vorrebbe fare un'esperienza sessuale con una donna. Per questo la madre si rivolge anche a una prostituta. Il film non ci dice come andrà a finire, resta però il problema che il tema della prostituzione non viene affrontato nella sua complessità. La disponibilità della donna a offrire il proprio corpo per soddisfare le esigenze del giovane appare come una sorta di opera di bene per cui il fine giustifica i mezzi. Ancora più complesso il tema del secondo film, Giuseppe: Todos Santos. Se già è un problema parlare di disabilità e sessualità, figuriamoci affrontare disabilità e omosessualità. Giuseppe, infatti, è un'attivista disabile e omosessuale che vive a Bologna, ma è originario di Napoli dove torna per partecipare al Gay Pride. In questo senso in alcuni momenti il film forza sull'orgoglio gay, soprattutto quando a quella di Giuseppe si sovrappongono altre storie. Ma finché la macchina da presa rimane sul protagonista, con la sua disarticolata voce fuori campo, la forza drammatica del racconto è notevole. Accettarsi per Giuseppe non è facile, anche perché a non accettare i disabili, per di più omosessuali, molto spesso sono gli altri. Ribadendo quindi l'atto di coraggio, ma anche le difficoltà ad affrontare nel modo più completo possibile certi argomenti, va riconosciuta agli autori la capacità di aiutare il telespettatore a capire situazioni che normalmente capisce solo chi vive certe esperienze. Eppure, una persona con disabilità non è asessuata e ha diritto, a meno che non faccia scelte diverse, alla felicità del sesso. Amicizia, innamoramento, passione e sessualità sono uguali per tutti.