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Cooperative, l'eccellenza è qui

Andrea Zaghi sabato 28 marzo 2009
Abbiamo un tesoro di imprenditorialità e non ne siamo ben consapevoli. Proprio così, perché, altrimenti, sapere che l'agroalimentare italiano può farsi forte di un gruppo di imprese con decine di migliaia di addetti, un fatturato miliardario e che riesce a crescere ed esportare di più anche in periodi difficili, dovrebbe costituire una notizia di cui farsi vanto e da additare ad esempio. Eppure, a parte qualche caso, non è così. Della cooperazione agroalimentare non si parla molto, esiste ma non è l'eccellenza nell'immaginario collettivo. Tutto il contrario della realtà: le cooperative del comparto macinano ormai numeri di prim'ordine e, soprattutto, crescono.
A delineare i tratti di una parte importante del settore agricolo e agroalimentare del Paese è stata una ricerca condotta da Nomisma e da Fedeagri Confcooperative per conto di tutto il sistema cooperativo nazionale. I numeri sono chiari. Le cooperative agricole sono 5.748, hanno un fatturato annuo pari a 32 miliardi di euro, il 24% dell'intero fatturato del settore alimentare e il 35% della produzione lorda vendibile agricola del Paese. E non basta, perché occorre anche tenere conto del fatto che le cooperative agricole italiane, la cui dimensione media è pari a circa 5,3 milioni di euro, coinvolgono 866.600 soci e 90.600 addetti. Se si guarda alle esportazioni, ci si accorge che il 27% delle coop investe sui mercati esteri, mentre in termini generali le vendite oltre confine sono aumentate tanto da far arrivare al 9% la quota sul totale dell'export alimentare nazionale.
Certo, magari ci saranno pure realtà cooperative da rivedere, strutture da razionalizzare ma i numeri da «eccellenza d'impresa» ci sono tutti e si affiancano al fatto che ancora oggi " nonostante la globalizzazione " l'82 % della materia prima lavorata dalle coop è conferita dai soci. Non è un particolare di poco conto se si pensa che la riforma del diritto societario del 2003 ha fissato il principio della mutualità prevalente al 50,1% del totale degli approvvigionamenti. È, anzi, la realizzazione pratica di quanto si va dicendo da tempo: una delle chiavi del successo, se ben amministrata, può essere quella del radicamento con il territorio e con i produttori agricoli. Una chiave che, fra l'altro, può aprire molte porte " da quelle relative alle strutture dei costi e di bilancio, a quelle del mercato e delle preferenze di consumo " e che viene usata in coppia con un'altra: quella della concentrazione. Il 39% delle imprese cooperative alimentari, infatti, è stata protagonista di operazioni di concentrazione ed integrazione che hanno avuto come risultato una loro progressiva crescita dimensionale. È in questo modo, ovviamente, che sono aumentate di livello caratteristiche come la capacità competitiva e il posizionamento sui mercati. Se ci fossero più cooperative l'agricoltura italiana starebbe meglio? Difficile dirlo con certezza, ma certamente la produzione agroalimentare potrebbe beneficiarne, insieme ai consumatori.