«Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato». La frase finale del capolavoro di Francis Scott Fitzgerald non riguarda solo il protagonista del romanzo, il grande Gatsby. Ma come ogni pagina, riga e parola dei grandi libri da Omero in poi, riguarda tutti gli uomini. Noi andiamo avanti, cercando una nuova sponda o almeno seguendo un sempre nuovo orizzonte. L'impresa è vana come la lotta di Don Chisciotte contro i mulini a vento, poiché non possiamo mutare la realtà. Remiamo contro corrente, impresa destinata alla sconfitta, fatica che produce non avanzamento ma immobilità. Ma la corrente vince la forza del rematore e la spinta del remo, ci risospinge senza posa nel passato. Non è, come può apparire a una prima lettura, una visione disperata, o quanto meno disarmante: indica invece la forza dello spirito che spinge l'uomo in avanti, remando, pur se l'impresa pare impossibile. Non si tratta della fatica di Tantalo, non a caso punizione infera, tormento per le anime dell'Ade classico, privo di speranza. No, il nostro slancio non è privo di risultati: essere risospinti senza posa nel passato è l'opposto che sostarvi a vita, per pigrizia o inettitudine. Remare in avanti, nonostante la corrente, produce una visione continuamente nuova di quel passato, lo rende presente e attivo, contribuisce a remare verso l'ignoto, mantenere il sogno dell'orizzonte.