Si vive tra la commedia e la tragedia e l'infanzia non fa differenza, tuttavia sono nato dove l'omicidio non si commetteva anche se il nodo corsoio dell'economia agiva. In compenso ho visto cose che la mafia applica alle persone e che i contadini riservavano agli animali. Aveva ragione Turoldo quando se la prendeva con l'albero degli zoccoli di Olmi, perché i contadini non erano buoni così. Del cane che ho visto far annegare con un masso legato al collo, ricordo quasi niente ma le sue zampe anteriori che cercavano disperatamente di non affondare nel fiume, quelle le ho stampate nella memoria. Il lupo non lo ammansivano come San Francesco ma semplicemente lo uccidevano. Ho in mente un cane, forse un bulldog, guardare sgomento, pietrificato la doppietta che un uomo, a pochi metri, gli rivolgeva. Due colpi e l'animale venne portato chissà dove. Confesso che non ho mai digerito l'idea che gli animali si mangino fra di loro nella scala alimentare. Mi è sempre parso inaccettabile il luogo comune naturale, per cui il pesce grosso mangia quello piccolo. È già così difficile far intendere agli uomini di non sbranarsi che estenderlo agli animali, ne sono consapevole, è un mio povero sogno per giunta contro natura; ma tant'è. Mi piacerebbe che il serpente ingollasse banane e che il leone si condisse l'insalata da sé.