Conte(sto) la narrazione occidentale del Sahel
Già l'ignoranza è forza è uno degli slogan del libro incisi sulla facciata del Ministero della verità, che non è altro che sabbia buttata alla rinfusa sulle diplomazie in missione di 24 ore. Solo l'ignoranza di ciò che da anni si vive nel Sahel può spingere a credere che il problema principale sia quello del controllo dei migranti o del terrorismo djihadista. L'edificio del Ministero della verità, diffuso in buona parte dei aree governative e parlamentari del Sahel, è lo specchio di quanto l'Occidente desideri vedere e accettare dai dirigenti africani. Fossimo davvero interessati a evitare i migranti morti nel deserto del Sahara e nel mare, come riaffermato durante la visita di Conte, lasceremmo piuttosto naufragare le politiche che li escludono e li criminalizzano. Solo l'ignoranza utilizza la forza per affermare la verità delle cose, che nella sabbia del Sahel cambia secondo le circostanze. Gli uni e gli altri sanno bene che l'interesse portato alle vite umane è un pretesto del denaro che i Paesi europei versano nelle mani dei governanti degli Stati d'Africa.
La guerra è pace. Un altro degli slogan del libro "1984" e di coloro che hanno accompagnato il viaggio e gli incontri bilaterali di Conte e del suo seguito. Sconfessando il recente anniversario della promulgazione della Carta costituzionale, l'Italia si conferma un Paese in permanente tentazione guerrafondaia. L'esportazione di armi, di personale per la formazione e la prossima base militare nel Niger confortano questa inedita posizione nel Sahel. Variegati i progetti evidenziati dal discorso presidenziale a Conte che spaziano dall'ambito agricolo alla formazione professionale, delle infrastrutture all'acqua, dalla salute all'autonomia delle donne. L'unità di interessi culmina nell'impegno alla lotta contro il terrorismo e le organizzazioni criminali, specie quelle che operano nell'ambito della tratta dei migranti. Quest'ultimo punto è enfatizzato da chi ha, da tempo, messo in vendita il Paese.
La libertà è schiavitù, il terzo slogan del sistema dittatoriale illustrato da Orwell, si conferma pure nel Sahel. La mobilità, segno di libertà e dignità umana, è affidata al controllo e all'esperienza della sabbia. Ci si vanta di aver ridotto, mutilato e confiscato i sogni di 150mila giovani che transitavano nel Paese per cercare altrove il futuro desiderato. Ora gli organismi e le autorità parlano di "appena" 10mila migranti in transito. Un successo per la schiavitù del pensiero e della narrazione dominante. E a noi qui, da anni ambasciatori del Vangelo e della Costituzione tradita dalle politiche e dagli affari, nelle 24 ore di soggiorno di Conte, non è stata data la parola. Qui non abbiamo bisogno di soldi ma di rispetto. Per questo continueremo a Contestare la narrazione che falsifica la storia e calpesta i volti di sabbia del Sahel.
Niamey, gennaio 2019