Considerarsi in "terra nemica" e dire che lo smartphone è niente
Ma leggo in quel post che l'erede del cellulare «è il primo strumento di uso comune la cui natura non viene definita da ciò che è, ma, di volta in volta, dalla diversa funzione che esegue»; che «la sua natura è quella di non averne» e che «la sua forza è quella di imporre bisogni che può soddisfare attraverso le sue funzioni». Dunque, «è tutto perché non è niente», e questo «niente», per quanto confortevole, è «l'origine e il fine del mondo tecnologico in cui siamo immersi». Così non resto del tutto tranquillo. E anche se non sono convinto – come lo è Gnocchi, che pure cita McLuhan – che «il principe di questo mondo è un grandissimo ingegnere elettronico», e che quindi, con i nostri smartphone in tasca, «rischiamo tutti di essere dei santi che, in realtà, si connettono con l'inferno», pure riconosco a questa invettiva una funzione: aggiungere un po' di circospezione ai nostri passi, talvolta baldanzosi, nell'ambiente digitale.