Joy dopo un'esistenza fatta di eccessi e di promiscuità ha contratto l'Aids, abita con il figlio – al quale durante la gravidanza ha trasmesso il virus – dentro una baracca di lamiera in uno slum di Nairobi. La famiglia l'ha rinnegata, nessuno osa avvicinarla perché è infetta, la solitudine è la sua unica compagna. Solo le assistenti sociali della vicina parrocchia vanno a trovarla ogni settimana e un giorno le fanno conoscere un sacerdote, al quale la donna confida la sua disperazione. Dopo averla ascoltata, il prete le dice: «Joy, tu non sei la tua malattia, sei una creatura amata da Dio». E le dà un bacio sulla fronte. Quel gesto rompe la crosta cresciuta intorno al suo cuore e segna l'inizio di un cammino di rinascita: la donna accetta l'invito a partecipare al Meeting Point, un gruppo di donne che si radunano in parrocchia per condividere le fatiche della malattia, farsi compagnia e coltivare il valore dell'amicizia. Dopo qualche mese, Joy chiede di ricevere il battesimo, alla fine della cerimonia vuole parlare ai presenti: «Non credevo che mi sarebbe capitato di ringraziare Dio per l'Aids. È stato attraverso questa malattia che l'ho incontrato e la mia vita è cambiata. Oggi ho qualcosa per cui sperare».