Massimo Camia, 60 anni, è uno che ci ha sempre messo la faccia. Il suo ristorante a La Morra, paese del Barolo, ha gestione famigliare pur essendo “importante”, con una cucina riconosciuta eccezionale. In queste settimane di lockdown non ha avuto dubbi: darsi da fare. Così ha organizzato un servizio di delivery che arriva fino a Torino. E le consegne le fa lui: suona il campanello e dietro la mascherina Camia ci mette la faccia: 50 euro per un menu che bisogna perfezionare a casa secondo le sue istruzioni. Mi ha colpito questo cuoco che ha scelto di andare a prendersi ad uno ad uno i clienti, che si ricorderanno per sempre di quell’attenzione che probabilmente non gli porterà denari, ma certamente affetto. Si chiama fidelizzazione, nel gergo del marketing. Mi è venuto in mente Angelo Zola, re dello shaker, che a Natale mandava a sue spese i biglietti d’auguri ai clienti del Principi&Savoia di tutto il mondo... E così, mentre ancora si discute sul pranzo al ristorante che è convivialità, c’è chi lascia da parte l’ovvio filosofare e accetta di piazzare i plexiglass, che da ieri sono diventati un’immagine consuetudinaria nonostante l’atteggiamento recalcitrante dei tanti (sempre di meno). C’è ancora resistenza ad aprire i locali, ma le motivazioni sono diverse: c’è chi non ha avuto tempo, in soli due giorni, di adeguarsi alle norme (e come dargli torto?) e chi attende che tutto torni come prima. Quando? Come? Persino i gondolieri di Venezia hanno scelto di trasformarsi in taxi agili per residenti, racimolando pochi euro ma evitando di stare fermi del tutto. Il virus ha perso forza (ma non bisogna dirlo), però pesa l’incognita autunno e c’è chi insinua anche il pericolo zanzare: quasi un’onda anti–normalità farcita di notizie contraddittorie che si rincorrono. Tutti vorremmo piuttosto capire quando le banche, loro sì, torneranno alla normalità, perché è una barzelletta il funzionario in cassa integrazione che lavora solo un paio di giorni ed evade con lentezza le richieste di finanziamento di chi non ha risorse per pagare gli stipendi; c’è gente che ogni giorno rischia mettendoci la faccia, mentre chi deve rispondere a un’emergenza vuol salvaguardare la sua isola felice.