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Con le Sinfonie bibliche di Caldara la fede riluce alla corte degli Asburgo

Andrea Milanesi domenica 12 febbraio 2006
Ha un fascino discreto la musica da camera di Antonio Caldara (1670-1736); una grazia composta e riservata, che mai si concede ad amene leziosità o a inutili virtuosismi, radicata com'è nel magistero dell'alta scuola del contrappunto. Una sobrietà espressiva e stilistica che acquista valore di paradigma nelle XII Sinfonie a Quattro, recentemente "resuscitate" dall'ensemble Ars Antiqua Austria e dal suo direttore, il virtuoso dell'archetto Gunar Letzbor (cd pubblicato da Arcana e distribuito da Jupiter). Non si tratta di lavori autonomi, ma di pagine originalmente concepite come "Introduzioni" ad alcuni celebri oratori scritti dal Maestro veneziano per la cattolicissima corte asburgica; Caldara le compose tra il 1718 e il 1735, quando ricopriva la prestigiosa carica di Vice-Kappellmeister al servizio di Carlo VI e quando a Vienna, tra le fila delle diverse compagini della Hofkapelle, venivano tradizionalmente reclutati i migliori musicisti dell'Impero. Lo stesso sovrano non disdegnava di guidare personalmente dal clavicembalo le prove dell'orchestra, riservandosi l'ultima parola anche sul repertorio da eseguire: dimostrando di non prediligere tanto l'impronta manieristica del nascente "stile galante" quanto invece le "cose tutte massicce", ossia ben tornite sotto il profilo contrappuntistico. Ed è proprio questo l'imprimatur che contraddistingue le Sinfonie di Caldara: composizioni "a quattro voci" (in questa registrazione affidate a due violini, viola, violone, organo e arciliuto), articolate in due, tre o quattro movimenti, destinate ad accompagnare vicende di elevato contenuto morale, come quelle tratte dal Vecchio Testamento (Sedecia, Gioseffo che interpreta i sogni, Gerusalemme convertita, La morte di Abel, Naboth), dal Vangelo (Gesù presentato nel Tempio, La Passione di Gesù Signor nostro, Morte e sepultura di Christo) o da episodi significativi della storia della religione cristiana (Il Battista, Pietro di Cesarea, Il martirio di San Terenziano, Santa Elena al Calvario). Nell'alternanza tra richiami narrativi e spunti di intima meditazione, il linguaggio strumentale polifonico che le caratterizza risulta assai elaborato, scolpito nei contrasti e infiammato da una spiritualità che brucia in tanti minuscoli fremiti.