Con la tv negli spogliatoi il pallone più omertoso
In realtà, questa scelta prudenziale fatta ai tempi del mitico Real Madrid di Gento, Puskas e Di Stefano (coi quali Carniglia aveva vinto la Coppa dei Campioni) per evitare eccessi di stampa, in Italia lo portò al centro di vistose polemiche a Roma, Bari, Bologna e Torino perchè ogni tanto c'era il cronista che tradiva la consegna del silenzio e "sparava" lebattute confidenziali che portavano a inevitabili rimozioni dell'ingenuo tecnico.
Ora so cosa direbbe, il caro Gigio, leggendo la notizia che fra qualche tempo i microfoni e le telecamere della pay-tv entreranno negli spogliatoi prima delle partite, non solo per riprendere i mutandati all'ingresso in campo ma addirittura per ascoltare le loro impressioni: sarà il trionfo della sua "doppia versione", perchè i nostri eroi diranno sì qualcosa di official (tipo: «Ringrazio il mister per avermi dato fiducia») ma inventeranno una originale versione paramigos ad uso dei telespettatori, lasciandosi andare a chiacchiere ed espressioni fasulle per puro intrattenimento. Come il Grande Fratello, dove i protagonisti non dicono il vero neanche nel "confessionale".
Eccoci arrivati, dunque, al Calcio Reality confezionato ad uso televisivo. Già da tempo ne registriamo gli effetti, soprattutto nelle scene di giubilo o di rabbia (i migliori protagonisti dei due generi sono il festeggiante Kakà e il ringhioso Gattuso) e comunque nell'attenzione che tecnici e pedatori mettono nel nascondere alle telecamere i loro veri sentimenti, pronti invece ad esibirsi in situation comedy taroccate e a pagamento. Capello si inventò la mano sulla bocca quando parlava a giocatori e collaboratori, ci ha provato anche Cassano ma con esiti disastrosi perchè la sua indole giocosa e generosa lo porta a rivelare pensieri e parole.
Il calcio aveva già perduto - con nuove forme di comunicazione e informazione - la sua basilare sincerità, arrivando alle interviste collettive, alle dichiarazioni banalissime, a una sorta di omertosa complicità fra addetti ai lavori, intervistatori compresi, talchè l'arrivo di Mourinho (più studiato che sincero - lui - e comunque originale e dialetticamente attrezzatissimo) fu salutato come una rivoluzione da tutti quei cronisti e corsivisti che non avevano avuto l'occasione di incontrarsi con gli "specialoni" del passato, quando un Oronzo Pugliese era molto più audace e anticonvenzionale di un Mourinho.
Mi auguro che da quest'orgia di finzioni si salvi almeno la fascinosa e puntuta Ilaria D'Amico, ormai pronta a diventare "la bocca dell'ultima verità".