La musica al servizio della parola: della parola poetica e letteraria, innanzitutto, ma in modo particolare di quella sacra e illuminata. è questo l'imperativo categorico a cui Georg Philipp Telemann (1681-1767), figura di primissimo piano nella scena musicale tedesca del XVIII secolo, si dovette piegare nell'affidare al pentagramma alcune strofe del Messia, poema di grande successo nato dall'estro inventivo dello scrittore Friedrich Gottlieb Klopstock. Questi, da parte sua, aveva ben chiare le idee su quale tipo di simmetrie e proporzioni andasse fondato il rapporto tra musica e testo: «Il canto deve essere così carico di espressione in se stesso al punto da raggiungere la pienezza del suo effetto anche senza il minimo accompagnamento strumentale...».
Date tali premesse, il compito di Telemann non si rivelò certo dei più facili; ma il valore letterario e, soprattutto, spirituale del libretto era talmente elevato che la scintilla creativa del compositore si accese anche in quell'occasione con esiti considerevoli, e il Messia si poté così ritagliare un posto rilevante all'interno di una sconfinata produzione che conta al proprio interno qualcosa come oltre 3300 opere, sacre e profane, vocali e strumentali.
Quasi dovesse approntarne una vera e propria mise en scène, nella sua recente incisione discografica (cd pubblicato da Cpo e distribuito da Sound and Music) il direttore Ludger Rémy affronta il Messia di Telemann con piglio quasi da regista, "teatralizzando" le due distinte sezioni che riguardano rispettivamente la celebrazione della venuta del Redentore e gli episodi che si riferiscono alla Sua passione e morte; una lettura condotta all'insegna di armonia ed equilibrio, in cui metro poetico e disegno melodico procedono di pari passo, in una densa pittura sonora che porta soprattutto alla luce l'autentica e religiosa espressione di affetti, sentimenti ed emozioni.
Alla prova positiva dell'ensemble Telemannisches Collegium Michaelstein si affianca quella offerta dalla compagnia di cantanti solisti, sopra cui svetta il basso Klaus Mertens: un artista di grande esperienza, la cui assidua frequentazione dei capolavori sacri bachiani non può far altro che fornire un contributo determinante all'esito complessivo di questo interessante progetto.