La lingua latina usa un'unica parola per dire "salute" e "salvezza": salus. Aperta, solare, piena, essa suona come un messaggero bello e inclusivo per parlare di integrità e felicità del corpo e dell'anima. Anche la città, il "corpo" sociale chiede salute e salvezza. Come operarle entrambe? Il teologo Johann Baptist Metz ha suggerito, innanzitutto, la distinzione tra "religione civile" e "teologia politica". La prima sarebbe usata per legittimare o imporre un ordine politico e occorre respingerla; la seconda, pone, invece, il problema del rapporto tra la teologia e la prassi, di cui i cristiani debbono farsi responsabilmente carico. In questo compito egli ha introdotto la categoria della compassione e si chiede: «Cosa succederebbe se i cristiani, nei loro distinti mondi di vita, osassero questo esperimento della compassione, non importa se in forma modesta, purché sempre nuova e così alla fine si pervenisse a una ecumene della compassione? Non sarebbe questa una luce nuova proiettata sulla nostra terra, su questo mondo globalizzato e tuttavia così dolorosamente lacerato?» Una politica che si faccia a occhi aperti sul bisogno altrui, sul disagio del prossimo, sull'accoglienza e sul diritto di vivere, come un debito da onorare verso la nostra città globale.