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Giovanni Paolo II. Con gesti e parole insegnò al mondo la vera misericordia e la speranza

Matteo Liut sabato 22 ottobre 2022
All’umanità, che talora sembra smarrita e dominata dal potere del male, dell’egoismo e della paura, il Signore risorto offre in dono il suo amore che perdona, riconcilia e riapre l’animo alla speranza. È amore che converte i cuori e dona la pace: era il 3 aprile 2005, Domenica della Divina Misericordia, quando queste parole di san Giovanni Paolo II vennero lette al Regina Coeli. La sera prima Karol Wojtyla si era spento ma la sua forza aveva subito invaso il mondo, suscitando ovunque una profonda commozione. La Chiesa intera sentiva il dovere di coltivare la sua eredità, così ben sintetizzata in quelle parole postume. Il suo ministero petrino, iniziato il 22 ottobre 1978, si era aperto con l’invito a non avere paura e a spalancare le porte a Cristo. Un invito che oggi conserva tutta la sua profezia. D’altra parte Karol Wojtyla, con i suoi gesti intensi e le sue parole profonde, ha mostrato a tutti cosa vuol dire essere ovunque coraggiosi testimoni del Vangelo. Così come ovunque, in effetti, arrivò il suo vulcanico pontificato, che lo vide impegnato a strigliare i potenti, a mettere in guardia dalle ideologie, a piegarsi sulle ferite dell’umanità. Wojtyla era nato a Wadowice il 18 maggio 1920 ed era stato operaio, poeta, attore. Prete nel 1946, vescovo nel 1958 e arcivescovo di Cracovia nel 1964, cardinale nel 1967, infine eletto Papa il 16 ottobre 1978. Un Papa che non temeva di mostrare la propria umanità rimanendo sempre una guida salda e autorevole. Anche nella malattia. È morto il 2 aprile 2005 ed è stato canonizzato il 27 aprile 2014. Altri santi. San Marco di Gerusalemme, vescovo (II sec.); san Donato di Fiesole, vescovo (VIII-IX sec.). Letture. Romano. Ef 4,7-16; Sal 121; Lc 13,1-9. Ambrosiano. Dt 26,1-11; Sal 96 (97); Eb 11,1-2.8-9.23-29; Lc 5,1-11. Bizantino. 2Cor 1,8-11; Lc 7,1-10.