«Corrado Augias racconta La gioia della musica»: questa dicitura all’inizio dei titoli di testa è come il «La» dato all’orchestra, tanto per rimanere in tema. Il noto giornalista avverte che non terrà una lezione, ma si proporrà come un narratore appassionato di musica, addirittura uno che nella musica trova una soddisfazione incontenibile al punto da doverla comunicare agli altri, nel caso specifico ai telespettatori di Rai 3 che ogni sera dal lunedì al venerdì alle 20,15 seguono questo programma di Rai Cultura (scritto da Augias con Cristina Erbetta, Vladimiro Polchi, Manuela Mattioli, con la collaborazione di Maria Laura Ajmme e la regia di Luca Romani), che racconta i segreti, la magia, le regole, le invenzioni e i geni della musica classica, lirica e sinfonica. Si raccontano autori forse meno noti come il ceco Antonín Dvořák di cui nella puntata di venerdì è stata analizzata la cosiddetta Sinfonia Dal Nuovo Mondo, o celeberrimi come Giuseppe Verdi con la sua Aida (giovedì). Si può al tempo stesso scoprire, ad esempio, che il corno inglese non ha niente del corno né tantomeno dell’inglese, perché il nome dello strumento deriverebbe da una storpiatura del francese cor anglé (angolato). In questo racconto, registrato in parte in studio e in parte a Torino nell’Auditorium Arturo Toscanini con l’Orchestra sinfonica nazionale della Rai, c’è una ritualità: l’interruzione delle prove, la spiegazione di uno strumento, l’analisi del brano della serata con due maestri, Speranza Scappucci e Aurelio Canonici, che si alternano al pianoforte e poi alla direzione dell’orchestra con Augias seduto in platea con un vistoso papillon rosso e la partitura in mano. Tutto questo in venti minuti, durata ideale per un access prime time (spazio tra i telegiornali e la prima serata) istruttivo e gradevole per avvicinare il grande pubblico alla musica.
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