Rubriche

«Comunione dei santi» un legame oltre il tempo

Salvatore Mazza sabato 12 febbraio 2022
Il Credo non è una preghiera qualunque. In essa è contenuto tutto il depositum fidei, il deposito della fede, cioè – molto in breve – tutto quello che è a fondamento dell'essere cristiani e cattolici. Nelle sue due forme, Credo apostolico e Credo niceno-costantinopolitano, l'avremo recitato forse migliaia di volte. Una di quelle formule che chi l'ha imparata a memoria ripete a macchinetta, e chi no legge in modo meccanico sul foglietto della messa domenicale. Ma alzi la mano chi ha sempre saputo che cosa sia la "comunione dei santi". Però rispondete con sincerità.
La "comunione dei santi" è una di quelle cose che nessuno ha mai capito bene. Non solo da piccolo, ma anche probabilmente da grande. D'altra parte, l'ha confessato anche il Papa, mercoledì della settimana scorsa: «Se si domanda cosa è la comunione dei santi, io ricordo che da bambino rispondevo subito: "Ah, i santi fanno la comunione". È una cosa che... non capiamo cosa diciamo. Cosa è la comunione dei santi? Non è che i Santi facciano la comunione, non è questo: è un'altra cosa».
Già, ma cosa? «Quando – ha spiegato Francesco – ci affidiamo pienamente all'intercessione di un santo, o ancora di più della Vergine Maria, la nostra fiducia ha valore soltanto in rapporto a Cristo. Come se la strada verso questo santo o la Madonna non finisce lì: no. Va lì, ma in rapporto a Cristo. Cristo è il legame che ci unisce a Lui e tra di noi che ha un nome specifico: questo legame che ci unisce tutti, fra noi e noi con Cristo, è la "comunione dei santi". Non sono i santi a operare i miracoli, no! "Questo santo è tanto miracoloso...": no, fèrmati: i santi non operano miracoli, ma soltanto la grazia di Dio che agisce attraverso di loro. I miracoli sono stati fatti da Dio, dalla grazia di Dio che agisce tramite una persona santa, una persona giusta. Questo bisogna averlo chiaro».
Nel Catechismo della Chiesa cattolica leggiamo che «la comunione dei santi è precisamente la Chiesa». E che vuol dire, ha domandato il Papa, forse che la Chiesa è un posto solo per quanti sono santi, per i "perfetti"? «No – ha risposto –, significa che è la comunità dei peccatori salvati. La Chiesa è la comunità dei peccatori salvati. Nessuno può escludersi dalla Chiesa, tutti siamo peccatori salvati. La nostra santità è il frutto dell'amore di Dio che si è manifestato in Cristo, il quale ci santifica amandoci nella nostra miseria e salvandoci da essa. Sempre grazie a Lui noi formiamo un solo corpo, dice san Paolo, in cui Gesù è il capo e noi le membra. Questa immagine del corpo di Cristo e l'immagine del corpo ci fa capire subito che cosa significa essere legati gli uni agli altri in comunione. "Se un membro soffre – scrive san Paolo – tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui": siamo tutti un corpo, tutti uniti per la fede, per il battesimo, tutti in comunione: uniti in comunione con Gesù Cristo». Per questo dunque «non posso essere indifferente agli altri, perché siamo tutti parte di un corpo, in comunione». E questa tanto profonda connessione «non può essere rotta neppure dalla morte» in quanto la comunione dei santi «non riguarda solo i fratelli e le sorelle che sono accanto a me in questo momento storico, ma riguarda anche quelli che... hanno varcato la soglia della morte». La comunione dei santi è quella che lega la terra e il cielo, la Chiesa presente nel tempo e la Gerusalemme celeste, a cui tutti siamo destinati.