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Comitati etici: così si sceglieRenzoPegoraro

Renzo Pegoraro giovedì 16 dicembre 2021
È ormai da alcuni decenni che esistono i Comitati etici (Ce) nell'ambito sanitario, distinti in diverse tipologie secondo la funzione e il livello di riferimento. I Ce sono organismi caratterizzati da interdisciplinarietà e indipendenza, per approfondire gli interrogativi etici che sorgono dagli sviluppi delle conoscenze e delle tecnologie in biologia e medicina, e per valutare eticamente le pratiche della ricerca e della attività clinica. Esistono Ce nazionali (quello italiano, denominato Comitato nazionale per la Bioetica, è stato istituito nel 1990) e regionali. Questi Comitati si occupano delle nuove questioni etiche che riguardano la biomedicina e, in generale, il campo socio-sanitario, fornendo pareri e documenti utili sul piano culturale, istituzionale e politico. Ma storicamente e a livello locale (Asl, Azienda ospedaliera, Irccs) sono due i tipi di Ce, in base a specifiche funzioni: il Ce per la sperimentazione sull'uomo e il Ce per la pratica clinica (detto anche "di etica clinica").
Il Ce per la sperimentazione – composto da clinici ed esperti dell'area farmacologica, giuridica, etica, biostatistica, ma anche da rappresentanti del volontariato e di associazioni di malati – valuta i progetti di ricerca e sperimentazione, analizzando la loro correttezza metodologica, le finalità della ricerca, le garanzie (consenso informato e assicurazione) di tutela dei soggetti coinvolti. Il parere espresso è vincolante, cioè è una vera e propria autorizzazione o meno a svolgere quel protocollo di studio, e solo se lo studio è approvato, si può chiedere il consenso dei soggetti/pazienti. Questo tipo di Ce è istituito e regolamentato da normativa europea e nazionale.
Il Ce per la pratica clinica, che oltre alle figure sopra ricordate di solito comprende lo psicologo, l'assistente sociale e altre competenze assistenziali, fornisce un parere non vincolante (ha un ruolo solo consultivo), perché l'obiettivo è offrire un aiuto, in caso di dubbio o conflitto, su un singolo caso clinico, lasciando ai curanti e al paziente le decisioni da prendere. Tale Ce può anche elaborare linee-guida etiche su problematiche assistenziali più frequenti e promuovere iniziative di sensibilizzazione e formazione in bioetica. C'è la tendenza in molti Paesi a far sì che la consulenza etica per singoli casi clinici sia svolta da un servizio di etica clinica o da un consulente eticista clinico, affidando ai Ce la supervisione delle consulenze e lo sviluppo di linee guida sui problemi etici più frequenti.
Non sembra opportuno, invece, il coinvolgimento di questi Ce per la verifica delle condizioni di un possibile suicidio assistito, previste dalla sentenza 242 del 2019 della Corte Costituzionale. I Ce della pratica clinica potrebbero essere consultati prima, cioè al sorgere di una richiesta da parte di un paziente, ma non nella verifica delle procedure e delle modalità che soddisfino le condizioni previste.
Cancelliere
Pontificia Accademia per la Vita