I diritti dell"uomo sono «inviolabili» e «pre-esistono alla legge dello Stato, che li deve non solo riconoscere». Lo scrive (bene), sull"Unità (giovedì 6), persino Chiara Saraceni, la quale, però, prosegue come se si trattasse dei cosiddetti "diritti civili" (divorziare, abortire, drogarsi, sposarsi tra omosessuali), inventati dalla cultura radicale: i diritti dell"uomo «sono sì pre-esistenti allo Stato, in quanto attinenti alla persona che ad esso pre-esiste. Ma possono trovare concreta attuazione [...] solo entro un quadro normativo, giuridico e prima ancora culturale specifico». Anzi «possono variare nel tempo, man mano che matura la consapevolezza collettiva» circa il loro «significato». Naturalmente in questo modo tutta la loro pre-esistenza va a farsi friggere e infatti «negli ultimi decenni» " quelli, appunto, del radicalismo, cui la sinistra si è arresa " persino il «fondamentale diritto alla vita» è stato corretto. Oggi, scrive Saraceni, «ci si interroga di quale vita si tratti, su quale sia una vita degna di essere vissuta e chi debba esserne giudice, fino a rivendicare [...] anche il diritto alla morte» mentre «da altre parti si rivendica il diritto alla vita umana sin dalla sua origine e quindi si pone anche il feto, o l"ovulo fecondato, tra i detentori dei diritti inviolabili degli esseri umani». Insomma, secondo la Saraceni, i diritti dell"uomo, sono «inviolabili», ma hanno una «natura "aperta"», che «li lega [...] alla coscienza e alla sensibilità storicamente date» e alla «capacità di maturazione della coscienza umana individuale e collettiva». Insomma: pre-esistono, ma vengono dopo, come è già avvenuto, in nome dello statalismo fascista e del collettivismo comunista, nei regimi che si giustificavano proprio sulla violazione dei diritti inviolabili. Il «Nulla»«Nessuno», il «nulla», il «vuoto», lo «zero». Spaziando «tra filosofia e matematica» e con qualche puntata anche nella «teologia» (anzi nella "ateologia"), il matematico Piergiorgio Odifreddi (La Repubblica, venerdì 7) mette insieme questi quattro concetti come sostanzialmente sinonimi. E, però, «nessuno» si riferisce alle persone; «nulla» può essere un concetto filosofico; «vuoto» è un dato della fisica; infine «zero» è un concetto matematico. Ora il «nulla», se è davvero tale, non esiste mentre quello di cui si parla esiste proprio perché se ne parla. E il «vuoto», se «sembra che, per la fisica moderna, sia divenuto la culla dell"esistenza», vuol dire che esiste e dunque non è nulla. Infine neppure lo «zero», che dovrebbe essere l"espressione matematica del nulla, ma ammette un sopra e un sotto, un più e un meno e moltiplica il valore delle cifre, può essere un «nulla». Come è dimostrato dalla conclusione di Odifreddi: «Sui numeri si basano la scienza e la tecnologia, che danno da mangiare agli affamati e da bere agli assetati».Dal che il matematico, alludendo all"ateologia, trae la sua "morale": «Chi ha orecchi per intendere, intenda. E chi non ce l"ha, che pianga se stesso». Peccato che, fondandosi sul «nulla», essa appaia sconclusionata.