Come ricevere un attimo di pace da un'inquietudine missionaria
Tra questi ultimi, ecco l'Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Padova tornare a offrire (l'aveva già fatto in Avvento) «Un attimo di pace» ( tinyurl.com/glxk56j ), un breve video quotidiano in cui due attori, entro una scenografia essenziale, si alternano nel proporre una riflessione suggerita dal Vangelo del giorno e sviluppata con libertà di riferimenti alla vita vissuta. Si rivolge dichiaratamente a degli adulti, soprattutto a «chi ha perso confidenza con la pratica cristiana».
L'interesse che la cosa merita travalica i contenuti, per quanto ben pensati: il fatto è che quanti, coordinati dal direttore dell'Ufficio don Marco Sanavio, hanno immaginato questa iniziativa pastorale, l'hanno progettata “multicanale”. Provo a spiegare con parole mie che significa che qualcuno “vedrà” le riflessioni, qualcuno le ascolterà, qualcuno le leggerà. Che ci sarà chi chiederà di riceverle via Telegram e chi se ne farà amico o discepolo su Facebook o su Twitter. Che altri si troveranno meglio ad andare sul sito, ma non avranno problemi se verrà loro comodo farlo dallo smartphone. E infine che qualcuno ci potrà inciampare anche navigando tra i blog di “Famiglia Cristiana”, ascoltando i programmi di Radio InBlu e vedendo quelli di Telepace nazionale e di altre reti televisive trivenete (una anche a Manhattan...).
Si chiamano «Un attimo di pace», ma par di capire che la pace sta tutta dal lato di chi fruisce di queste riflessioni, e magari le rilancia, mentre dal lato di chi le ha pensate ci sia stata una bella inquietudine, che non esito a definire missionaria.