Il tema degli odiatori (hater) è tra i più frequentati in Rete, perlomeno da quella porzione di utenti che difende il valore di un ambiente digitale non inquinato dalla violenza verbale. Opportunamente, dunque, il “WeCa” ( bit.ly/2M2dPgI ) dedica a «commenti spiacevoli e hater» uno dei suoi tutorial settimanali (nuova serie), rivolti principalmente – ma non solo – ai gestori di pagine digitali istituzionali cristianamente ispirate. Con il consueto, sorridente aplomb vi declina una classificazione: sono odiatori quegli «utenti che commentano con particolare astio e rabbia all'interno della Rete, persone spesso nascoste dall'anonimato del web che si esprimono con un odio e una violenza sproporzionati alle circostanze». Introdotto dal presidente Fabio Bolzetta, il tutorial prosegue con Francesca Triani suggerendo gli atteggiamenti più opportuni: risposte accurate alle critiche costruttive; corrette informazioni in caso di accuse infondate; a fronte di toni inaccettabili, rimozione o blocco dell'utente (appellandosi alla propria web policy) oppure risposte circostanziate all'hater, non tanto per «convincerlo» quanto per rappresentare la propria posizione alla «maggioranza silenziosa» che sta seguendo la conversazione. Fin qui la teoria. Se poi si volesse un campionario di come, in pratica, i cristiani sanno esibirsi in «commenti spiacevoli» si può andare su Facebook e leggere alcune delle reazioni alle parole pronunciate martedì scorso da suor Alba Teresa Cediel al briefing con i giornalisti accreditati per il Sinodo panamazzonico; qui su “Avvenire” ne ha riferito Lucia Capuzzi ( bit.ly/35r7EdB ). Quello della religiosa è semplicemente un racconto: cosa fanno le suore laddove c'è carenza di preti. Ma è sufficiente perché qualche utente amministri sprezzanti lezioni di catechismo (e talvolta anche di giornalismo) a quanti vorrebbero semplicemente prestare a tale racconto il loro ascolto. E che probabilmente sono la «maggioranza silenziosa».