Come fermare (bene) l’overtourism E una proposta soltanto per Venezia
Caro Avvenire,
ad Amsterdam la giunta di sinistra, con l'accordo della popolazione, ha cominciato ad adottare misure severe contro l'overtourism (l’eccesso di turisti). A Venezia, e in Italia, nonostante l’attenzione al fenomeno, non ci sono ancora risultati. Siamo una popolazione restia alle regole, ancora di più alle restrizioni. È certo che tutti coloro che si adoperano per il nostro presente e futuro hanno una responsabilità enorme.
Antonietta Di Paola, VeneziaGentile Antonietta,
la sua lettera va al cuore di un tema che sta diventando sempre più discusso. Partiamo dalla premessa del fenomeno, altrimenti non capiamo quali sono le possibili obiezioni alle regolazioni che si vanno proponendo. Esiste l’overtourism (sovraffollamento turistico o eccesso di turismo) perché sempre più persone possono permettersi di viaggiare a scopo ricreativo e molte scelgono le mete più famose e frequentate. Accade così che troppi arrivi ad Amsterdam come a Barcellona e Venezia mettano a rischio molte cose diverse (oltre, naturalmente, a portare benefici economici per le località interessate). I primi pericoli sono per le attrazioni stesse: un flusso ininterrotto di visitatori può impedire la corretta conservazione di opere e monumenti antichi, spiagge o parchi. Poi vi sono le trasformazioni che avvengono nel tessuto sociale e commerciale delle città: concentrazione di bar e ristoranti, chiusura di attività utili ai residenti, fuga di abitanti che preferiscono affittare le case per brevi periodi con tariffe alte, generale crescita del costo della vita, aumento dell’inquinamento, rumore e stress per chi rimane in quartieri divenuti musei o divertimentifici. I guadagni, in situazioni specifiche, rischiano di essere inferiori ai costi. Ecco allora l’idea di contingentare gli accessi o di agire sulla leva finanziaria, innalzando prezzi o tasse di soggiorno per ridurre i viaggiatori. L’Italia si sta muovendo lentamente su questo versante. Non voglio però entrare qui nelle specifiche soluzioni tecniche o nella mentalità di decisori e cittadini. Quello che mi chiedo è se agendo in questo modo non andiamo a penalizzare proprio coloro che solo adesso stanno raggiungendo le opportunità di cui noi godiamo da decenni. Se di fatto diamo nuovamente la priorità ai più ricchi di denaro e di altre risorse atte a favorirli nella selezione all’ingresso, combattiamo l’overtourism ma creiamo disparità persino nel godimento della bellezza. Il filosofo John Rawls, nella sua influente teoria della giustizia, dice pressappoco che le disuguaglianze di accesso alle posizioni migliori nella società sono accettabili se vanno a beneficio dei meno avvantaggiati. Non è questo il caso. Mi verrebbe da dire allora, poiché vi sono sicuramente situazioni in cui si deve intervenire per evitare invasioni insostenibili, che la regola migliore sarebbe il sorteggio (peraltro difeso oggi da alcuni politologi anche per gli incarichi pubblici). Si fa domanda per andare nelle Cinque Terre in agosto, e solo un gruppo di fortunati per l’anno in corso otterrà il pass, pensionati o grandi imprenditori, insegnanti o star del cinema. Nessun criterio specifico, solo il caso che non guarda in faccia a nessuno. Ragioniamoci bene, come suggerisce lei, gentile Antonietta. E mi consenta un post-scriptum sulla sua Venezia, che amo e frequento abbastanza da conoscere le lamentele per nulla sussurrate che i veneziani esprimono volentieri in presenza dei turisti, sui vaporetti soprattutto. Quello di cui ha bisogno la città sulla laguna è un’addizione di persone che la vivano ogni giorno e se ne prendano cura non come turisti. Ci si sposta sulla terra ferma per i costi troppo alti di un luogo unico ma anche scomodo. Perché chi amministra (oggi e domani) non censisce palazzi e appartamenti vuoti, coinvolge i proprietari e propone a società del terziario creativo di tutto il mondo di portare a vivere e lavorare nella Serenissima gruppi di propri dipendenti, che possono essere ispirati della sua bellezza? Obiezione: ancora solo benestanti stranieri. Risposta: se arrivano famiglie di diverse nazionalità (compresi italiani) e si fanno pagare tasse alle società per finanziare servizi migliori per tutti i residenti, la città può riprendere un respiro di crescita umana e non solo monumentale. Ovviamente, chi ha idee migliori si faccia avanti.