COMANDARE E UBBIDIRE
dell'antica Grecia. L'idea sarà spesso ripetuta: Platone nelle sue Leggi ammoniva che «chi non ha servito non può diventare padrone degno di lode». C'è, dunque, un apprendistato nel saper guidare gli altri: in famiglia, nel lavoro, nella società. E questo non sta nel comandare ma nel servire e obbedire. Solo così ci si forma e ci si attrezza ad essere capaci di sopportare le difficoltà; solo se si è stati in basso, si riesce - una volta saliti in alto - a comprendere quanto sia faticoso il servizio quotidiano, umile e semplice. Per questa via giungiamo alla seconda frase che è da riferire nella sostanza a molti autori classici e cristiani: la formula più vicina a quella citata è di san Pier Crisologo, vescovo di Ravenna del V sec. Il monito tocca innanzitutto i potenti che spesso dall'altare sono scaraventati nella polvere, ma vale un po' per tutti ed è un sano antidoto all'illusione dell'orgoglio. Un antico motto diceva: «Quanto più alto è il monte, tanto più profonda è la valle». La vita riserva sorprese a ogni angolo
e non di rado esse non sono gradite. Proprio per questo bisogna essere consapevoli che la gloria e il successo sono «come ombra e notizia fugace, come nave che solca l'onda agitata, del cui passaggio non resta traccia né scia della carena sui flutti» (Sapienza 5, 9-10).