Rubriche

Coltivatori, si torna all'antico

Vittorio Spinelli martedì 12 aprile 2011
Sorpresa della previdenza per i lavoratori dell'agricoltura. Il tam tam fra i pensionati diffonde la buona notizia del riconoscimento di una migliore pensione alle vedove di coltivatori diretti deceduti prima di aver ottenuto l'assegno dell'Inps. In altri tempi, il diritto ordinario alla pensione non avrebbe meritato grande rilievo, ma il basso livello dei trattamenti pensionistici pagati ai lavoratori dei campi ne fa risaltare la novità.


Merito di un patronato di categoria che ha messo a frutto la sua specializzazione a vantaggio delle famiglie coltivatrici potenzialmente interessate. L'ente di assistenza ha puntato con tenacia contro le disposizioni, tecnicamente difficili, di una vecchia legge (n. 233/1990) per i lavoratori dell'agricoltura.
La pensione in discorso è un tipo non frequente nelle statistiche della previdenza. Si tratta della pensione di reversibilità «indiretta», che spetta al familiare superstite (il marito o la moglie) di un assicurato Inps che, al momento del decesso, non era ancora titolare di pensione. Un sostegno economico tanto più necessario ed apprezzabile in un momento della vita familiare fra i più dolorosi e sconvolgenti. Sono richiesti tuttavia alcuni requisiti: il lavoratore deceduto deve aver maturato, in qualsiasi epoca, almeno 15 anni di contributi oppure, se ha lavorato da almeno 5 anni, possiede un minimo di 3 anni di contributi nel quinquennio precedente la data del decesso.
Per il comparto dei coltivatori diretti, la pensione indiretta ha trovato una completa applicazione per effetto della legge del 1990. Il trattamento pensionistico indiretto fu subito riconosciuto, in base alle stesse norme stabilite per l'assicurazione generale dei lavoratori dipendenti, qualora l'iscritto fosse deceduto prima del 2 maggio 1969, oppure, se già titolare di pensione agricola, qualora la pensione avesse decorrenza anteriore al 1° gennaio 1970.
Non tutti gli interessati si sono avvalsi di queste opportunità, oppure hanno riscosso tranquillamente l'assegno senza considerare possibili miglioramenti. È opportuno che la liquidazione o il ricalcolo di queste pensioni avvenga ora tramite un ente di patronato specializzato nella previdenza agricola, potendo addentrarsi nei meandri tecnici di norme speciali. L'operazione dà diritto alla liquidazione di somme arretrate, in alcuni casi anche di notevole importo.
Calamità. Poche ore ancora a disposizione delle aziende agricole per utilizzare un importante bonus contributivo. Entro il 15 aprile le imprese colpite da calamità naturali nel corso del 2010, e che hanno ricevuto benefici economici, devono dichiarare all'Inps lo «stato calamitoso». La dichiarazione è presentata a beneficio dei dipendenti a tempo determinato che siano stati occupati per almeno cinque giornate. Ai lavoratori interessati è riconosciuto un numero di giornate aggiuntive, pari a quelle lavorate nell'anno precedente, utili per ogni prestazione previdenziale e assistenziale.