Quasi sempre il film tradisce il capolavoro letterario da cui è tratto. L’ho scritto all’inizio di una di queste Preistorie, e si tratta di un’affermazione non particolarmente originale. Quanto vorrei rilevare, però, è che questo accade nei film “normali”, cioè interpretati da attori in carne e ossa. Lodevoli eccezioni, gli Shakespeare di Branagh, di Orson Welles, il Romeo + Giulietta e il non meno strepitoso Il grande Gatsby di Baz Luhrmann. E sempre con lo strepitoso Leonardo Di Caprio...eccezioni.
Questa affermazione non vale per il cartone animato disneyano: storie come quelle di Biancaneve, Cenerentola, La bella addormentata nel bosco, la Bella e la bestia, superano l’originale.
Il cartone animato di Walt Disney esalta la fiaba disponendo di un linguaggio più ricco di quello della letteratura: immagini in continuo movimento, animazione incessante, che rende più mobili e drammatiche le vicende, rispetto alla lingua di Perrault e dei fratelli Grimm, autori importantissimi per come seppero fare letteratura perdurante da ricche ma vaghe e confuse leggende popolari. Ma non scrittori particolarmente dotati. Disney, quindi, ricorre ai vantaggi del cartone animato, genere di film formidabile, lo fa fino in fondo: «Se un attore non mi convince, lo cancello all’istante”, disse il maestro».
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